Associazioni musicali lucchesi: promotori culturali o semplici pozzi a perdere?

Accese le polemiche sull'ottenimento dei finanziamenti e la programmazione degli eventi

Tommaso Giusti
10/10/2013
Attualità
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Il panorama musicale lucchese è perfettamente descritto dalle decine di associazioni musicali che, più o meno capaci, più o meno conosciute e seguite, più o meno autonome economicamente, popolano il territorio.

Ogni anno queste associazioni programmano stagioni musicali ricche di eventi e manifestazioni, molto spesso di buon livello culturale, troppo spesso addirittura di nicchia.
Difficile trovare nei calendari qualcosa di più popolare della “Wally” di Catalani che - per carità! È lucchese, l'abbiamo capito - ma mai è riuscito a comporre musiche che trovassero il consenso del popolo (troppo ricercate, troppo complesse, troppo poco “pop”) o di una “Messa in do maggiore” di Beethoven, che, nella meraviglia della sua complessità ed innovazione,  già deluse e spiazzò i primi ascoltatori e lo stesso committente.

Implicazione: molto spesso, solo con la gratuità degli ingressi e con una benevola pubblicizzazione, altrettanto gratuita, da parte della stampa, questi concerti riescono a raccogliere 50/60 anziani che, per ingannare la noia, siedono sulle scomode panche di qualche fredda chiesa, o, nei casi migliori, i parenti dei giovani musicisti lucchesi che si esibiscono. Quindi? Quindi per tenere in vita queste associazioni servono troppo spesso generosi benefattori: Comune e Fondazioni.

Alcune associazioni hanno infatti la fortuna ed il privilegio di ottenere finanziamenti pubblici e privati che, ovviamente, le sostengono con l'intento di arricchire di cultura la nostra bella città, altre invece, generalemente le più efficenti e popolari, si autosostengono economicamente nella poca chiarezza dei criteri di accesso ai finanziamenti.

La scorsa settimana, il neo-assessore alla cultura ed alle politiche giovanili Alda Fratello ha deciso di indire una riunione per incontrare e conoscere i responsabili delle diverse associazioni, accoglierne proposte e richieste varie, e presentare loro l'opportunità di promuovere eventi su un portale on line gratuito.
Inutile dire, che, come in ogni riunione tra “competitors” lucchesi che si rispetti, la propositività degli intenti con cui la tavola rotonda era stata concepita e convocata, ha subito lasciato spazio alle polemiche, varie ed accese, dei diversi rappresentanti.

“Perché tu prendi i soldi e noi no?” - “Perché tu hai fissato lo spettacolo nello stesso giorno del mio?” - “Perché devono sporavvivere associazioni di scarsa qualità come la tua?” e galanterie varie.
L'apice della profondità d'animo e dello spessore intellettuale si è toccato quando il responsabile di una delle associazioni, peraltro la più attenta all'universo giovanile, all'appunto di una addetta stampa che sottolineava l'incoerenza di una sua affermazione, ha ribattuto: “ma perché quella lì invece di parlare non fa dei bei servizietti?!”

E con questo volgare teatrino, la Lucca di Puccini, Tobino e Batoni, mostra il suo volto peggiore, quello della città delle confederazioni, dei Ferrari nascosti nei garages di Montecatini, del giardino del vicino che non deve mai esser  più bello, dell'albero sulla torre per superare in altezza i rivali, la città del “piuttosto che collaborare muoio”.

Le associazioni, deresponsabilizzandosi, chiedono al Comune una centrale organizzativa che coordini i calendari in modo da evitare noiose sovrapposizioni che dividono il pubblico, perché non riescono a farlo da sole. Perché mi chiedo?
Ogni quotidiano, periodico o sito-web di informazione lucchese ha un calendario che raccoglie la programmazione degli eventi sul territorio. Ci saranno forse nelle redazioni delle enità dall'intelligenza aliena capaci di mettere su excel o su un semplice calendario da carrozziere le date degli eventi in programmazione? Io credo proprio di no.
Il problema di fondo, purtroppo, è come sempre la mancanza di dialogo, l'incapacità di comunicare: basterebbe parlarsi; si, parlarsi...anzichè guardare e difendere il proprio orticello, cogliendo ogni occasione buona per screditare e calpestare quello adiacente.

La cultura è la terra su cui far crescere un Paese ed al contempo dovrebbe esserne il nutrimento. Di certo ci auguriamo tutti, per i nostri figli, la cui ambizione più alta ormai sembra star diventando il partecipare a “Xfactor”  o a “Uomini e Donne”, che lo Stato, la Scuola, e le Associazioni, come quelle in questione, possano diffondere e propagare l'amore per l'arte, per la musica, la letteratura, per tutto ciò che riteniamo esser cultura.

Per questo è giusto star vicino a chi, con impegno e passione, si dedica a progettare, ideare, costruire ed allestire eventi di spessore. E' giusto, certo, che le istituzioni facciano il possibile per incoraggiare e sostenere le associazioni culturali, ma è altrettanto giusto che queste imparino ad aver la sensibilità di distinguere ciò che funziona da ciò che non funziona, in modo da non tramutarsi in sanguisughe, è giusto che queste imparino a coordinarsi tra di loro, ma soprattutto, è necessario che imparino a collaborare. Perché dalla collaborazione nascono l'ottimizzazione di spazi e risorse, la condivisione di professionalità ed esperienze, ed una possibile offerta, usufruibile da cittadini e turisti, ben programmata, ricca e variegata.

L'assessore Fratello, che ringrazio per avermi gentilmente ricevuto, dal suo canto sta interpellando le Fondazioni nel tentativo di far si che anticipino i tempi di approvazione e stanziamento dei finanziamenti. Questo agevolerebbe indubbiamente le associazioni nella stesura dei loro calendari. Potendo essere a conoscenza in tempi più rapidi dei fondi messi a disposizione, le associazioni avrebbero modo di programmare ed organizzare al meglio gli eventi delle succesive stagioni.

Ma una volta ottentuti i soldi e chiarite le dinamiche di attribuzione degli stessi “questo benedetto calendario, chi ci va a comprarglielo?!”

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