Impianti a biomasse: il caso dell'ALCE di Lucca

La Redazione
09/11/2013
Comunicati Stampa
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La realizzazione sul territorio regionale di impianti a biomasse, sta producendo – come per altre tipologie di impianti – preoccupazione da parte della popolazione.

Per questo riteniamo utile, rispetto alla vicenda della centrale a biomasse legnose che la società ALCE intende realizzare a Fornoli (LU) in sostituzione di un impianto per la produzione di tannino, su cui è fiorito un vivace dibattito, con numerose prese di posizione, fornire alcuni elementi di conoscenza di cui l’Agenzia dispone.

Da parte di alcuni si è affermato che quando, come nel caso della piana di Lucca, sono superati gli standard di qualità dell’aria previsti dal decreto legislativo 155/2010, non dovrebbero essere realizzati nuovi impianti.

Tuttavia, lo stesso decreto fornisce i principi da seguire ed in particolare alla lettera l) sempre dell’art. 1: “l) i piani e le misure da adottare ed attuare in caso di individuazione di una o più aree di superamento all'interno di una zona o di un agglomerato devono agire, secondo criteri di efficienza ed efficacia, sull'insieme delle principali sorgenti di emissione, ovunque localizzate, che influenzano tali aree, senza l'obbligo di estendersi all'intero territorio della zona o dell'agglomerato, né di limitarsi a tale territorio.”

Quindi, in presenza di un livello di inquinamento da polveri sottili, la strategia indicata dal decreto non è quella di concentrare l’azione di risanamento su una sola sorgente, specie se poco significativa, ma quello di agire su tutte le principali, che come più volte sostenuto da ARPAT, sono gli impianti di riscaldamento a legna ed il traffico. A nulla varrebbe chiudere tutte le attività industriali presenti o impedirne di nuove se poi non si agisce sulle vere fonti dell’inquinamento presente, solo perché è ben più difficile ed impopolare agire sulle stesse.

Ciò non vuol dire che si debba trascurare di puntare a ridurre le emissioni delle attività industriali, cogliendo l’occasione dei procedimenti di autorizzazione di nuovi impianti e di modifica o rinnovo delle autorizzazioni degli impianti esistenti, prescrivendo in esse l’implementazione delle migliori tecnologie disponibili. In tali atti ARPAT, nel rispetto della legittima iniziativa industriale, ma tenendo ferma la necessità di contenere i livelli di emissione, ha operato ed opera per prescrivere sistemi di abbattimento idonei e che consentono di rispettare limiti anche ben più restrittivi di quanto previsto dalle leggi vigenti.

L’impianto di produzione di energia a biomasse ALCE, autorizzato con decreto dirigenziale della Provincia n.3305/2010, risulta essere stato autorizzato con i seguenti dispositivi di abbattimento da installare sull’emissione E1: DeNox, filtro elettrostatico, reattore a calce e filtro a maniche. Ai fini del controllo dell’inquinamento da polveri emesse dall’emissione E1 la Provincia di Lucca ha previsto un sistema di monitoraggio in continuo del parametro polveri con valori limite sia per le medie orarie che quelle giornaliere. Dal punto di vista tecnico, per quanto riguarda le emissioni in atmosfera, l’impianto sarà dotato di sistemi che consentono la verifica in ogni momento dei quantitativi di polveri emesse e la verifica del rispetto dei valori limite previsti. Neanche gli NOx, che sono l’unico inquinante più importante emesso da un impianto a combustione quale quello ALCE, possono influenzare in modo significativo la qualità dell’aria.

In sede di procedura autorizzativa, peraltro, è stato verificato che le emissioni dell’impianto avranno effetti trascurabili sulla qualità dell’aria, specialmente per quanto concerne le polveri sottili (PM10) [in proposito vedi il parere predisposto dal settore Modellistica dell’Aria durante il procedimento di autorizzazione, anche alla luce della specifica campagna di monitoraggio sulla qualità dell’aria nella zona effettuata a suo tempo (vedi ARPATnews 248-12)]. Il contributo infatti dell'impianto ai livelli di PM10 (che è l'inquinante per cui è più critico l'attuale stato della qualità dell'aria) è minimo, mentre il parametro che può subire un incremento è quello degli NOX, che costituiscono l'inquinante primario da cui si origina l'NO2. I dati però relativi al monitoraggio della qualità dell'aria mostrano che per tale parametro non vi sono criticità nell'area.

La realizzazione della centrale a biomasse si potrebbe anzi trasformare in una importante occasione di risanamento della qualità dell’aria se si costituisse una filiera per il recupero ed il riutilizzo energetico delle potature e dei rifiuti agricoli, che attualmente vengono per lo più bruciati in campo, con un rilevante contributo ai livelli di inquinamento.(vedi in proposito ARPATnews 209-09 La combusione dei rifiuti agricoli e l'utilizzo non efficiente delle biomasse a scopo energetico)

Le stesse potature possono invece essere utilizzate in impianti che, come nel caso del progetto Alce, siano dotati di sistemi di abbattimento delle polveri ad alta efficienza con un impatto di gran lunga inferiore.

Una questione che viene spesso sollevata contro questi impianti è quella relativa alla produzione di Nanopolveri. A questo proposito in molte occasioni è stato affermato che i filtri a maniche non sono efficaci con le polveri ultrafini o nano polveri, in quanto la dimensione di tali particelle (dell’ordine dei nanometri ed inferiore al micron) è inferiore ai vuoti della trama del tessuto che costituisce il filtro. Se un flusso di aria attraversa uno strato di tessuto secondo questa tesi le nano polveri non verrebbero fermate.

In realtà questo non accade: i filtri a maniche costituiscono uno dei più efficaci sistemi di abbattimento delle polveri. Essi sono costituiti da delle maniche in tessuti speciali che vengono attraversate dal flusso di fumi o di aria da depurare. Sulla superficie delle maniche si vanno a depositare le polveri presenti nei fumi. L’effetto filtrante è dato dallo strato di polveri depositate che cattura anche le nano particelle mentre lo attraversano.

Dai dati di letteratura (si veda ad esempio il paragrafo 2.1 della relazione allegata di due docenti del Politecnico di Milano) risulta che l’efficacia di filtri a maniche, quali quelli degli impianti di incenerimento e quello previsto per l’impianto ALCE, nell’abbattimento di polveri ultrafini dipende poco dal loro diametro ed è ampiamente superiore al 90%.

Questo certamente non esaurisce il dibattito scientifico sul tema della pericolosità delle nanopolveri che l’Agenzia segue con attenzione. Tuttavia, dato che le nano polveri vengono - in presenza di idonei impianti - abbattute con efficienza simile a quella che si ha con polveri di gralunometria maggiore, è corretto valutare questi impianti alla stessa stregua di tutti gli altri produttori di polveri atmosferiche, utilizzando quindi le emissioni di polveri normate per la qualità dell’aria come un indicatore appropriato per compararne gli impatti relativi sull’ambiente.

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