Gli studenti entrano in carcere. Ma solo per capire cosa significa il concetto di "libertà".
Da un paio di mesi è infatti iniziato il nuovo anno scolastico, che ha segnato la rinnovata collaborazione tra l’associazione Gruppo volontari carcere (Gvc) di Lucca, gli istituti superiori del nostro territorio e il carcere San Giorgio. La programmazione prevede una serie d'interventi che coinvolgeranno una decina di classi (iniziative in aula, visite alla casa di accoglienza e in carcere). Tutto ha inizio venerdì 15 novembre con l’iniziativa "A scuola di libertà". Le scuole imparano a conoscere il carcere in questa prima 'Giornata nazionale' dedicata a un progetto che vuole far incontrare il carcere e la scuola.
Organizzata dalla Conferenza nazionale volontariato giustizia in collaborazione con il Ministero dell’istruzione, la giornata prevede un primo incontro (dalle 8 alle 10) presso il liceo Vallisneri, dove operatori del Gvc e operatori penitenziari incontreranno circa cento studenti per parlare di senso della pena e carcere. A partire dalle 10.30 l’iniziativa si sposterà in Provincia, presso la sala Mario Tobino di Palazzo Ducale, dove si terrà la conferenza "A scuola di libertà – Il carcere oggi e la pena capitale", con la partecipazione di Fabio Origlio, sostituto procuratore presso la Procura della Repubblica di Lucca, Francesco Ruello, direttore della casa circondariale di Lucca e Massimiliano Andreoni, del Gvc Lucca.
La giornata avrà poi un’appendice il prossimo 28 novembre, presso l'istituto Sismondi Pacinotti di Pescia, dove nel corso della mattinata Massimiliano Andreoni incontrerà alcune classi.
Il progetto "A scuola di carcere", dal 2004 a oggi, ha effettuato 160 interventi. Sono stati incontrati più di 5mila studenti e più di 30 insegnanti e 15 scuole coinvolte, cui si aggiunge la partecipazione dei gruppi scout di Lucca.
Perché è importante entrare nel mondo del carcere? "La nostra esperienza ci dice che ci possono insegnare molto", spiega Massimiliano Andreoni, responsabile del progetto per conto del Gvc. "Per apprezzare davvero la libertà è importante capire che può capitare di perderla per errori, per leggerezza, per scarso rispetto degli altri. Ma chi l’ha persa deve avere la possibilità di riconquistarla scontando una pena rispettosa della dignità delle persone. In carcere ci sono persone, e non 'reati che camminano'. Ed è meno lontano dalle nostre vite di quello che immaginiamo. La certezza della pena, poi, deve tendere alla rieducazione. Investire sul reinserimento delle persone detenute significa investire sulla sicurezza della società".