“OltreBampè” affronta il tema dello sviluppo sostenibile dei sistemi urbani, facendo leva sulle interrelazioni con le aree rurali ad essi afferenti e promuovendo la valorizzazione delle funzioni sociali, economiche e ambientali delle imprese agro-alimentari presenti nei territori dei comuni di Sassari, Genova, Lucca e dell’Alta Corsica. L’obiettivo generale del progetto è di contribuire al rafforzamento delle aziende agro-alimentari locali promuovendo lo sviluppo dei sistemi di filiera corta di qualità e l’innovazione dei modelli di gestione della ristorazione scolastica.
Rientra in questo ambito l’iniziativa messa in campo dal Comune di Lucca “Non tirare la pasta – per il recupero del cibo non consumato e degli scarti alimentari nella ristorazione scolastica” che sarà presentato domani, Mercoledì 15 gennaio, alle ore 16 nell’auditorium del Centro Culturale Agorà alla presenza del sindaco Tambellini, dell’assessore Ilaria Vietina, dal dirigente del settore Servizi Educativi e a Tutela del Territorio Giovanni Marchi e da Donatella Turri, direttrice della Caritas diocesana di Lucca. Primo obiettivo del progetto è la riduzione delle spreco di cibo con sostegno a persone e famiglie in difficoltà, con l’attivazione di un circolo virtuoso e solidale tra le diverse realtà e istituzioni in ambito sociale.
“La comunità europea ha posto con forza l’attenzione sulla questione dello spreco alimentare: in Italia viene stimato in 149 kg procapite, dato che ci pone sopra la media dei paesi sviluppati – spiega l’assessore alle Politiche Formative Ilaria Vietina – Gettando via il cibo si sprecano anche le risorse naturali limitate come suolo, acqua ed energia, utilizzate per produrre, trasformare, distribuire e smaltire il cibo. Da tutto questo nasce l’imperativo di evitare e combattere lo spreco. La nostra città, con un atto di Giunta comunale, ha sottoscritto la “Carta Spreco Zero”, di cui già 300 sindaci hanno condiviso i contenuti con l’obiettivo di ridurre lo spreco alimentare del 50% entro il 2015. Con le bambine e i bambini, gli insegnanti e gli operatori nelle scuole iniziamo così a camminare su una strada nuova che riprenda la sapienza che è dentro la nostra tradizione: rispettare il cibo, consumarlo in modo equilibrato, rifiutare di sprecarlo”.
L’attuazione pratica prevede di intervenire su due linee direttrici. I caldi ancora integri, insieme al pane e alla frutta non consumati (è fondamentale che il cibo sia integro e ancora confezionato), in accordo con la Caritas diocesana locale, con la collaborazione della ditta affidataria del servizio di ristorazione, secondo i criteri igienico sanitari indicati dalla componente ASL, saranno recuperati per la redistribuzione alle categorie sociali più bisognose. Inoltre, con la raccolta differenziata dei rifiuti attiva presso le scuole, il cibo avanzato nella ristorazione scolastica viene conferito nell’organico: il pane scartato nella ristorazione sarà destinato all’alimentazione animale ampliando così il concetto del recupero degli scarti alimentari come momento educativo per i ragazzi che pranzano a scuola.
Da una parte vi era un sensibile spreco di cibo (nelle mense scolastiche), dall'altra un sensibile bisogno sempre crescente, nelle mense delle Caritas: un simile incontro era fisiologico e naturale.
Un po' più laborioso il secondo step: quello di ricavare anche dei pasti per gli animali, magari del canile. Insistono ancora alcuni problemi burocratici sa risolvere.
Attualmente le mense scolastiche contano circa 5.500 iscritti. Secondo una stima, vengono preparati oltre 3.500 parti giornalieri, molti dei quali finiscono per diventare un rifiuto. Grazie a questo progetto (già provato con successo a Capannori), questo spreco si ridurrà notevolmente.
Basti pensare che a Capannori, solo l'anno scorso, sono state raccolte 40 tonnellate di cibo da solo 8 scuole. Cibo che poi è finito sulle tavole della Caritas.
In un primo momento il progetto di recupero del cibo non consumato sarà attivato in via sperimentale in 10 scuole del territorio comunale, individuate seguendo criteri di territorialità e di elevate presenze, di contiguità materna-primaria, aspetti che consentiranno il ritiro in tempi brevi di alcune porzioni di cibo integro. Aspetto determinante per la buona riuscita del progetto, è l’adozione di una strategia che preveda un costante coinvolgimento della parti interessate. Sarà inoltre utile acquisire dati in “ingresso” sul cibo avanzato e sugli scarti, dati che saranno utili per il confronto con i dati in “uscita”, per la verifica dei risultati ottenuti nella fase sperimentale e consentiranno di individuare le opportune modifiche per ottimizzare gli esiti del progetto. Non solo, i dati acquisiti potranno essere utilizzati dai responsabili della mensa scolastica per monitorare il gradimento dei pasti e apportare le opportune modifiche ai menù, o per programmare interventi educativi specifici nei confronti degli utenti e delle famiglie.
Le scuole e il numero degli alunni coinvolti sono i seguenti:

Il progetto prende le mosse da una prima fase di programmazione per il recupero del cibo non consumato nelle mense scolastiche, alla quale hanno partecipato la ASL 2 Lucca S.C Igiene Alimentari e Nutrizione – Dipartimento Prevenzione, la Caritas diocesana e la ditta affidataria del servizio di ristorazione scolastica. Il cibo integro e non consumato che non può in nessun modo essere riutilizzato nell’ambito della ristorazione scolastica, può essere destinato a scopo benefici con la legge della L.155 del 2003 “Legge del buon samaritano” che ne consente la distribuzione gratuita a scopi di solidarietà. Per affrontare la questione in modo organico è fondamentale che ogni intervento sia collegato con l’educazione alimentare e la completa informazione dei ragazzi e delle famiglie coinvolti, su tematiche e strategie per ampliare la consapevolezza, per intervenire sugli stili di vita in modo propositivo.