Come e perché alcune figure o gesti particolarmente efficaci nel comunicare emozioni estreme sopravvivono all'artista e addirittura alla cultura che le ha inventate? In che modo la figura di Achille in lutto presso il cadavere di Patroclo poté essere riusata per rappresentare un altro eroe, Meleagro, e un gesto di quest'ultimo per rappresentare Cristo? E per quali strade la figura di una donna in corsa, inventata nell'antichità classica, divenne una formula di disperazione e fu riusata e riusata per secoli entro scene del tutto diverse da quella originaria?
Questi sono i temi al centro del volume di Maria Luisa Catoni, Luca Giuliani, Carlo Ginzburg e Salvatore Settis: “Tre figure. Achille, Meleagro, Cristo”, edito da Feltrinelli nell’estate 2013. Per la prima volta gli autori del libro curato da Maria Luisa Catoni, docente di Storia dell’Arte Antica e Archeologia a IMT Lucca, si ritroveranno insieme a discutere col pubblico di arte, emozioni, figure che migrano da una cultura all'altra e degli strumenti che via via sono stati elaborati per comprenderli. L’incontro, organizzato da IMT in collaborazione con la Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, sarà coordinato dal filosofo Tullio Viola, Humboldt Universität di Berlino, e si terrà lunedì 7 febbraio, alle ore 17, nella Cappella Guinigi del Complesso di San Francesco.
Le tre figure che danno il titolo al libro si sono intrecciate e sovrapposte per secoli nell’iconografia classica, rinascimentale e del Ventesimo secolo. Giuliani ripercorre la genesi dell’iconografia di Achille e Patroclo sui sarcofagi antichi e svela il ruolo che essa ebbe nell'invenzione dell’iconografia di Meleagro, l’eroe cacciatore morto a causa di sua madre. Il compianto e la deposizione del corpo del defunto sono l’oggetto dei saggi di Catoni e Settis. Catoni analizza l'invezione, nell'antichità classica, della figura di una donna che si scaglia in una corsa disperata verso un defunto e guarda a come, per secoli, artisti come Nicola Pisano, Giotto, Giuliano da Sangallo fino a Picasso la presero a modello per esprimere emozioni estreme. Settis illustra la fortuna rinascimentale di uno schema iconografico antico, che fu riusato per rappresentare il corpo esanime di Cristo. Le “Deposizioni” di Luca Signorelli a Orvieto e di Raffaello (in copertina del volume), fino al Marat di David sono capolavori che si possono comprendere solo grazie ad una paziente osservazione. Carlo Ginzburg affronta infine la genesi della nozione di Pathosformel (formula di Pathos) coniata da Aby Warburg e ricostruendo il quadro culturale nel quale questo straordinario strumento di analisi fu inventato, un quadro nel quale la prospettiva storico artistica si intreccia con quelle di un naturalista come Charles Darwin, un linguista come Hermann Osthoff e di uno storico come Jacob Burckhardt.
Curatrice del volume, la storica dell’arte Maria Luisa Catoni, docente di Storia dell’arte antica e Archeologia e direttore del Programma di dottorato in Gestione e sviluppo del patrimonio culturale presso l’Istituto di Alti Studi IMT di Lucca. È stata Fellow del Wissenschaftskolleg di Berlino, docente di Iconografia dell'arte antica presso l'Università degli Studi di Pisa e ricercatrice di Archeologia classica presso la Scuola Normale Superiore di Pisa.
Luca Giuliani è docente di Archeologia classica presso la Humboldt Universität e rettore del Wissenschaftskolleg zu Berlin dal 2007.
Carlo Ginzburg è storico, scrittore, saggista. Ha insegnato Storia moderna all’Università di Bologna, ad Harvard, Yale, Princeton e UCLA (University of California at Los Angeles), oltre che alla Scuola Normale Superiore di Pisa. Nel 2010, all’Accademia dei Lincei, gli è stato conferito il Premio Balzan.
Salvatore Settis, archeologo e storico dell’arte, è stato direttore del Getty Research Institute for the History of Art di Los Angeles e della Scuola Normale Superiore di Pisa.
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