Baby-Furia picchia fidanzata, suocero e passanti

Tommaso Giusti
11/03/2014
Cronaca
Condividi su:

Avrebbe potuto concludersi con una tragedia, afferma la dottoressa Pierabanti, responsabile dei Codici Rosa presso l'Ospedale Campo di Marte, la triste e sconcertante vicenda che ha visto protagonisti una 18enne lucchese ed il suo fidanzato minorenne che, per tutelare la privacy della vittima, chiameremo con nomi di fantasia, Anna e Marco.

Decine di episodi di violenza sul territorio toscano avvenuti negli ultimi anni, ed un unico filo conduttore: Marco.

Tutto ha inizio nell'autunno del 2013 quando il padre di Anna si rivolge ai Carabinieri di Pieve di Compito. L'uomo, presentando un referto medico che indica 30 giorni di prognosi, denuncia una subita aggressione da parte di un ragazzino 17enne, che si frequenta con sua figlia.

Il Padre, era preoccupato della relazione tra i due perché aveva percepito che ci fosse qualcosa di “malsano”: temeva che lui la picchiasse.

Si era così recato a Montecatini, dove il giovane vive con suo padre, per avere un confronto col consuocero. Alla presenza dei due, ha così intavolato una discussione per capire se ci fosse qualche problema, ma quando Marco ha capito la situazione, ovvero che il padre di Anna aveva probabilmente intuito delle sue ripetute violenze su di lei è diventato una vera e propria furia e con una spranga lo ha aggredito ferocemente sino a farlo cadere a terra.

L'indagine investigativa apertasi dopo questa denuncia, congiuntamente ai nuclei dell'arma presenti sul territorio toscano, ha portato i militari a costruire un vero e proprio fascicolo di denunciate aggressioni avvenute in Toscana negli ultimi mesi, e l'aggressore era sempre lo stesso, il giovane Marco.

Vari episodi, ma un unico copione. Marco litiga aspramente con Anna in pubblico, al Centro commerciale i Gigli, alla stazione di Lucca, ad una fermata degli autobus di Montecatini, al Pub Ottavo Nano, e il passante di turno, che tenta di placare la lite tra i due viene percosso dal giovane con furia inaudita. L'ultimo caso appunto, risale a pochi mesi fa, quando a Montecatini, nel mezzo di una lite tra i due, un uomo si avvicina per tranquillizzarli e viene prima raggiunto al viso da un pugno e poi, una volta a terra, riceve una serie di calci che gli procurano un trauma commotivo facendolo finire in coma per alcuni giorni.

Il 21 Novembre 2013, a rivolgersi ai Carabinieri è invece la madre di Anna.
Al Maresciallo Posarelli confida la sua preoccupazione perché la figlia sono alcune ore che è sparita. Aveva inviato un ultimo SMS la mattina, da scuola, in cui diceva alla madre che sarebbe rientrata a casa nel pomeriggio, cosa che però non era avvenuta. Il telefono cellulare risultava spento ed Anna non era rientrata.
Qualche ora dopo la madre era stata raggiunta da una email in cui la figlia le comunicava di essere a Livorno da una amica, di stare tranquilla, e che sarebbe rientrata il giorno seguente, ma il linguaggio era strano, insolito, la madre non lo riconduceva ad Anna.

Da qui è scattato un allerta generale. I Carabinieri, hanno individuato l'ultima cella a cui il cellulare della giovane si era collegato, Montecatini, e vi si sono precipitati.
Nei pressi della stazione ferroviaria hanno trovato la sua auto, al cui interno c'era ancora lo zaino. La presenza dello zaino nella vettura ha allarmato però ancora di più i militari, in quanto, se avesse dovuto dormire fuori casa “perchè non aveva portato con sé i sui effetti personali?”

Hanno così iniziato a cercare di raggiungerla telefonicamente, dato che nel frattempo il telefono era stato riacceso, ma né loro né la madre ricevevano risposta.
Hanno così contattato l'amica Livornese di Anna, dalla quale avrebbe in teoria dovuto trovarsi, e spiegandole la situazione l'hanno convinta a provare a contattarla.
Finalmente, il mattino seguente, Anna risponde ed i Carabinieri intervengono nella conversazione.

Anna mente, dice di essere a Pontedera e di stare rientrando a casa. I militari l'attendono alla sua auto e finalmente la intercettano.
Presenta evidenti segni di violenza sul viso e sul corpo, così, nonostante lei sia restia, prima la accompagnano al Pronto Soccorso e poi in Caserma, dove indagano sull'accaduto.

Anna non era andata al rientro scolastico, ma bensì a Montecatini da Marco, come sempre avevano avuto un litigio e Marco l'aveva picchiata a sangue. Per evitare che i suoi genitori la vedessero in quello stato Marco aveva prenotato una stanza d'albergo dove l'aveva costretta a passare la notte.

Da qui per Anna è iniziato un lungo percorso di accompagnamento, è stata seguita dagli psicologi del Reparto Analisi Criminologiche di Roma e dagli esperti del Centro di Ascolto di Lucca dove, grazie all'insistenza della dottoressa Pierabanti si era convinta a presentarsi. I Carabinieri avevano inoltre costituito una sorta di "scudo invisibile" in modo da intercettare, quando possibile, il ragazzo, e con varie scuse trattenerlo qualche ora in caserma, in modo da evitare che raggiungesse Anna.

Ma Marco intercedeva anche su queste attività, oltre a picchiarla la manipolava psicologicamente ed emotivamente e con la scusa del “fallo per amore e poi...mica sei matta che hai bisogno dello psicologo!” l'aveva convinta a non andare più presso il Centro. Marco aveva inoltre il controllo della pagina Facebook di Anna, della sua casella email, e rispondeva con insulti e minacce a chiunque la contattasse. Aveva pieno controllo e potere su di lei, la trattava come fosse un "oggetto" di sua proprietà.

Nei mesi successivi sono decine le denunce sporte dalla ragazza nei confronti di Marco, ma sempre ritirate il giorno seguente. Il Maresciallo Posarelli, di cui ormai era diventata amica e confidente, anche se ritirate, le archiviava comunque in un unico fascicolo, che avrebbe poi presentato al GIP.

Quasi surreale la vicenda in cui lo stesso Maresciallo si è poi visto coinvolto: egli stesso ha ricevuto minacce da Marco, il quale era diventato geloso del rapporto confidenziale che si era instaurato tra lui ed Anna.

Questa infinita vicenda di violenze, durate più di due anni, si conclude pochi giorni fa, quando Anna si reca all'Ospedale di Lucca per l'ennesima volta a causa delle violenze subite.
Marco l'aveva accusata di aver guardato “languidamente” un altro ragazzo seduto vicino a loro in un Pub e per punirla le aveva spezzato un dito.

La Dottoressa Pierabanti, sempre in contatto con i Carabinieri di Lucca comunica loro l'accaduto. Poche ore dopo, ignara che i militari siano già a conoscenza dei fatti, Anna si reca in caserma e presenta un'altra denuncia che, poche ore dopo, vorrebbe nuovamente ritirare, ma stavolta il fascicolo è più che completo ed il Tribunale emette nei confronti di Marco un'ordinanza di custodia cautelare.

Dopo vari tentativi di collocarlo presso le strutture di zona andate a vuoto – nessuna struttura voleva ospitare un simile soggetto temendo che potesse inficiare sul normale andamento della stessa – è stato accompagnato in una Comunità al di fuori della Toscana. In caso di allontanamento, l'ordinanza emessa dal Tribunale prevede l'arresto immediato, nonostante Marco sia ancora minorenne.

Si conclude, speriamo, così una incredibile vicenda che, come espresso dalla Dottoressa Pierabanti, è purtroppo meno rara di quanto si possa pensare; sono infatti in aumento gli episodi di violenza sulla donne e, anche se se ne parla meno, sono in drastico aumento le violenze sugli anziani: spesso, grazie alla pensione, sono fonte di reddito per figli e parenti che così decidono di ospitarli in casa per beneficiare dei sussidi ma li maltrattano e non si curano del loro stato di salute.

Leggi altre notizie su LuccaCittà.net
Condividi su: