"Ti imbalsamo per averti con me... per sempre"

Stalker apre ditta di pompe funebri col nome della vittima e come logo usa una foto di lei

Tommaso Giusti
19/04/2014
Cronaca
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Una storia di follia, mascherata da un amore epistolare, quella che ha visto protagonisti un uomo, originario del nord Italia ed ivi residente, e la sua “amata”, una donna di qualche anno più grande che, al fine di tutelarne la privacy, chiameremo Beatrice.

Fabio (anch'esso nome di fantasia) era arrivato persino a costruirle una cassa da morto, intarsiata di rose rosse e swarovski, con su impressa una foto di lei, affinché, dopo il trapasso, potessero comunque rimanere uniti.

Tutto ha inizio a fine 2012, quando Beatrice decide di iscriversi ad una chat di incontri. Qui conosce Fabio, un ragazzo di buona famiglia, educato, con un bel lavoro, insomma una persona  apparentemente “perbene”.

I due iniziano a parlare con regolarità, a scambiarsi email, finché Fabio, a distanza di solo pochi giorni confessa a Beatrice di essersene innamorato e di volerla conoscere di persona.

Le dà così un appuntamento in Toscana e, al fine di rassicurarla sulla sua serietà di intenti, le fornisce la password della sua casella email in modo che ella possa spulciare tra i suoi affari privati e verificare di persona la sua affidabilità.

Tra le email Beatrice ne trova una scritta a Fabio da un'altra donna. Nel contenuto della lettera questa donna chiede a Fabio di incontrarsi, ma lui le da un due di picche giustificandosi che già ama un'altra donna, Beatrice.

Questa mail però anziché rassicurarla, le insinua dei sospetti sulla sincerità di Fabio e così, all'ultimo minuto Beatrice si tira indietro rifiutandosi di andare al prefissato incontro.

Fabio non riesce a capacitarsi di questa decisione ed inizia così a tempestare la donna di telefonate e messaggi; la chiama 25 volte in poco meno di 5 minuti.

Beatrice decide così di staccare il telefono per non essere più importunata e lo terrà spento da Natale a Capodanno.

In questi giorni, Fabio, disperato dal non riuscire a contattarla si precipita in Toscana ad una caserma dei Carabinieri e sporge denuncia: “La mia fidanzata è sparita, non riesco a trovarla e temo per la sua incolumità”.

I Carabinieri, ovviamente ignari del fatto che Beatrice non sia di fatto la sua fidanzata non si esimono dunque dal cercarla e, attraverso gli inquilini dell'abitazione in cui risulta residente l'intestataria della sim telefonica di lei, riescono a farsi dare un secondo numero di telefono di Beatrice e la rintracciano.

Beatrice spiega loro la situazione, e confessa di essersi resa irreperibile per non farsi trovare o raggiungere da Fabio che, fortunatamente, non conosce il suo  indirizzo.

Col tempo però la tenacia dell'uomo ha la meglio e, scusandosi per la sua insistenza con lettere e messaggi, riesce a riconquistare la fiducia della donna ed a riallacciare i rapporti.

Approfittando di un poco felice momento economico di lei, Fabio riesce a stringerla di nuovo a sé, prima facendole alcuni bonifici  bancari dalle 100 alle 1.000 euro, con la scusa di volerle dare una mano, e poi regalandolo uno smartphone, già comprensivo di scheda sim a lui intestata, in modo da poterla avere sempre più sotto controllo.

Ogni settimana, all'insaputa di lei, si reca in Toscana per cercarla. Non ha il suo indirizzo ma tenta di sfruttare tutte le informazioni che è riuscito ad accaparrarsi nel tempo, abitudini, amicizie su facebook, ecc., fortunatamente senza riuscire mai a trovarla.

Il 2 di febbraio Beatrice riceve però una telefonata inaspettata. E' il padre di Fabio. Al di là della cornetta prega Beatrice di sparire, di lasciar perdere suo figlio perché ormai non lavora più, il suo rendimento all'interno dell'azienda familiare è calato drammaticamente, passa le giornate attaccato al cellulare.

Nonostante Beatrice si allontani ulteriormente da Fabio le cose però non cambiano ed i genitori decidono così di lasciarlo a casa, sperando di dargli un forte segnale di disapprovazione.

Da qui inizia però la vera è propria follia. Fabio apre una sua impresa, una ditta di onoranze funebri che chiamerà col nome della sua amata “Beatrice”, ed utilizzerà la foto di lei, l'unica che ha, come logo dell'azienda, riportandola dunque sulla insegna dell'attività, sulla carta intestata, sui biglietti da visita, e persino sul fondo delle bare.

Quando Beatrice lo scopre rimane letteralmente scioccata e decide di sporgere denuncia.

L'autorità giudiziaria una volta esaminati i fatti vieta così a Fabio l'avvicinamento ed anche qualsiasi forma di contatto: vietato scriverle, telefonarle, inviarle lettere o sms.

Fabio è distrutto da questa sentenza, non riesce a risollevarsi, vuole morire. I genitori, disperati, chiamano così Beatrice per una seconda volta, ma stavolta chiedendole l'esatto opposto di quanto avevano fatto nella precedente telefonata, ovvero la supplicano di dare al figlio una seconda chance affinché possa risollevarsi dalla sua depressione.

Nel frattempo Fabio, contravvenendo a quando stabilito dal giudice, decide di scriverle e, tra le righe di una lettera delirante, si legge: “Ti imbalsamo così potrò tenerti con me...per sempre”.

Beatrice è sempre più scossa e così sparisce del tutto, chiude il conto corrente bancario su cui Fabio le effettuava i bonifici, cambia email e numero telefonico, taglia tutti i ponti con l'uomo che però non si dà ancora per vinto. Fabio si presenta infatti all'ufficio anagrafe e falsificando la firma di lei se ne procura lo stato di famiglia  attraverso il quale scopre che Beatrice ha una sorella, Tatiana.

Le due sorelle non si sentono da tempo e Tatiana è dunque all'oscuro di tutta la vicenda così, quando Fabio la contatta e le racconta del loro “amore”, lei ci crede ed in buona fede le svela dove abiti la sorella accompagnandocelo di persona.

Quando Beatrice vede i due sotto casa incredula ed impaurita chiama immediatamente i Carabinieri e riesce così ad evitare il confronto.

Ma Fabio è riuscito a farsi dare da Tatiana anche il nuovo numero di cellulare di Beatrice e ricomincia a tempestarla di insistenti chiamate e messaggi, in cui prima la adula, poi la insulta, poi si scusa e poi daccapo.

Beatrice è così costretta a cambiare numero per l'ennesima volta e così Fabio ricomincia dunque con le lettere. Il 12 aprile le scrive “Ti ho costruito una bara intarsiata di rose rosse e swarovski con ritratta una tua foto, così, quando sarai morta, mi avrai sempre vicino”.

Beatrice è adesso stata presa in carico da medici e volontari del Codice Rosa perché il suo stato psicofisico, dopo questa lunga e triste vicenda,  è pressoché distrutto.

Fabio subirà invece un processo in cui dovrà rispondere alle accuse di stalking, minacce e violazione del divieto di avvicinamento disposto dal giudice.

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