Padre coraggioso fa arrestare il figlio e consente di sgominare banda di narcotrafficanti

Coinvolte nell'organizzazione criminale la 'ndrangheta e il "cartello" colombiano

Tommaso Giusti
26/08/2014
Cronaca
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Venti arresti tra Italia, Spagna e Belgio, trentasei denunce, cinquanta chili di droga sequestrati (per un valore di 15 milioni di euro) e 200.000 euro in contanti recuperati; sono i risultati della complessa operazione antidroga svolta dal Nucleo Operativo dei Carabinieri Lucca e scaturita dalla denuncia di un padre che con grande coraggio e senso civico ha trovato la forza di consegnare il proprio figlio alle forze dell'ordine. Ad illustrarne i dettagli il Capitano Lorenzo Angioni che, durante l'odierna conferenza stampa tenutasi a Palazzo Ducale, ha fatto luce sul quadro criminoso che vedeva coinvolte sia la 'ndrangheta che i più temuti cartelli colombiani.

La vicenda ha inizio nel maggio del 2011 quando un uomo, lucchese, contatta i carabinieri raccontando di temere che suo figlio possa essere entrato in un “brutto giro” legato al traffico di stupefacenti. E' preoccupato per il suo stato di salute, fisico e psichico, ma soprattutto per la sua incolumità.

Il personale del Nucleo Operativo, ricevuta la segnalazione, dopo numerosi contatti con il genitore, riesce a guadagnarsi la fiducia del giovane facendogli ammettere di essere entrato in contatto con con personaggi effettivamente dediti al traffico internazionale di sostanze stupefacenti. Il giovane racconta ai militari di aver trasportato di persona due carichi di cocaina all'interno del confine italiano.

Tutto era cominciato durante la sua permanenza in una comunità di recupero per tossicodipendenti. Qui aveva stretto amicizia con un ragazzo che gli aveva proposto di fare da corriere per il trasporto di alcuni ovuli di cocaina dal Sud America all'Italia.

Allettato dall'offerta economica propostagli dal “reclutatore”, nel mese di gennaio 2011, aveva così abbandonato il centro ed era entrato in contatto con un cittadino albanese che gli aveva consegnato un biglietto di andata e ritorno per la tratta Bologna-Buenos Aires.

Dopo un breve soggiorno nella città argentina il giovane aveva ingerito un chilogrammo di cocaina - impacchettato all'interno di decine di ovuli - per poi imbarcarsi sul volo di ritorno.

Raggiunta la città emiliana era stato preso in consegna dall'albanese, il quale, dopo averlo accompagnato in un appartamento, è rimasto in attesa della completa evacuazione degli ovuli ingeriti. Come precedentemente pattuito, l'albanese ha poi consegnato al giovane 7.000 euro in contanti - parte dei quali (2.000 euro) sarebbero stati da destinare al suo reclutatore -, come compenso del lavoro svolto.

Dopo questo primo viaggio il giovane, grazie ai contatti allacciati con l'organizzazione, si reca in Perù, dove conosce un italiano che si presenta come capo della stessa e che gli propone di trasportare un ulteriore quantitativo di droga in cambio di 10.000 euro.

Il giovane accetta e così, a fine aprile, dopo aver ingerito un altro chilo di cocaina riparte per l'Italia, questa volta con destinazione Ferrara. Durante l'operazione di evacuazione degli ovuli, approfittando della mancanza di vigilanza, il giovane prova – abusandone – la cocaina da lui stesso trasportata e cade in uno stato di psicosi che gli procura delle allucinazioni (racconterà di aver visto uomini vestiti di nero, che lui sapeva essere appartenenti ad uno speciale corpo di polizia, spiarlo dalle finestre e da dentro gli armadi). Impaurito il giovane decide così di contattare i genitori e chiede loro di raggiungerlo per riportarlo a casa.

Terminato il racconto e deciso a collaborare con le forze dell'ordine il giovane corriere accompagna i militari del Nucleo Operativo nei pressi della sua abitazione consentendo il recupero e il contestuale sequestro di 51 ovuli per un totale di 243 grammi di cocaina. Sulla base del ritrovamento il giovane lucchese viene così arrestato per detenzione di sostanze stupefacenti ai fini di spaccio e condotto in carcere.

Nei giorni successivi all'arresto, lo sviluppo delle indagini, concentrate sull'analisi del materiale documentale sequestrato (biglietti aerei, agende, passaporto, ecc) permette di acquisire i primi elementi di riscontro di quanto dichiarato e diverse prove di reità a carico degli indagati.

Particolarmente rilevante risulterà l'analisi tecnica delle memorie del telefono cellulare sequestrato al corriere, all'interno delle quali sono ancora leggibili gli sms che quest'ultimo si era scambiato con il suo reclutatore e con l'albanese destinatario del primo carico di cocaina.

I riscontri acquisiti consentono ai Carabinieri di poter identificare il reclutatore in Pawan Caludio Ranko, il destinatario in Ndoj Leonard, albanese, clandestino, e l'organizzatore in G.G., italiano, latitante, già destinatario di una misura cautelare per analoghi reati.

I dati acquisiti vengono riferiti alla Direzione Distrettuale Antimafia di Bologna, dove nel frattempo era stato trasmesso il procedimento penale per competenza territoriale (la dogana utilizzata per far entrare la droga era infatti quella di Bologna).

Il Magistrato titolare delle indagini, Dott.Giampiero Nascimbeni, avalla le richieste del Norm dando così il via all'attività investigativa che, protrattasi per oltre due anni, ha consentito di identificare i “ferraresi” destinatari dello stupefacente, di appurare le modalità di pagamento della droga (che prevedevano, da parte dei clienti, il preventivo invio di denaro tramite servizi di money-transfert a beneficiari i cui nominativi erano riconducibili a identità fittizie appositamente create dal fornitore) e di accertare che il soggetto latitante oltre a gestire il traffico di cocaina che aveva dato origine all'indagine, era inserito in un più complesso traffico internazionale che coinvolgeva cittadini sud-americani appartenenti ai locali “cartelli” del narcotraffico e diversi italiani legati alla 'ndrangheta.

Il latitante, in stretto contatto con i cartelli colombiani, si vantava di esser stato padrino di battesimo del figlio di un capo del “cartello” ed in effetti, sulla base delle informazioni acquisite attraverso gli organi internazionali, è risultato esservi in stretto contatto.

Le indagini svolte dai militari hanno altresì permesso di scoprire i vari metodi con cui la droga  veniva trasportata in Italia dall'organizzazione criminale. Poteva esser trasformata in materiale cremoso da spedirsi in confezioni di crema anti-cellulite, diluita in soluzioni alcoliche e nascosta all'interno di bottiglie di liquore, inserita in sacchetti sotto-vuoto occultati in doppifondi ricavati su accessori di abbigliamento, borse o scarpe, trasformata in in soluzione gommosa e fissata a scampoli di stoffa utilizzati per l'imbottitura dei trolley già durante la fase di fabbricazione della valigia oppure occultata all'interno della carrozzeria delle autovetture in uso ai componenti dell'organizzazione (il NORM di Lucca ha rinvenuto a Moncalieri, nell'auto di Trimboli Domenico, 12 Kg di cocaina e 200.000 euro in contanti).

L'italiano G.G., risultato essere effettivamente al vertice dell'organizzazione criminale e colpito da una misura di custodia cautelare, è tuttora latitante.

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