Dalla Provincia un progetto-pilota per salvare dai lupi pascoli e greggi

05/12/2014
Attualità
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L'allarme che arriva dal mondo dell'agricoltura e degli allevatori sulla presenza dei lupi anche sulle nostre montagne, spesso in prossimità delle aree dove l'uomo è presente, ha indotto la Provincia di Lucca ad elaborare un progetto-pilota per la prevenzione di danni da predatore su pascoli dell'Appennino, che prevede un investimento complessivo di 100mila euro approvato dalla giunta provinciale nel corso della sua ultima seduta.

«La Provincia di Lucca – spiega l'assessore provinciale alle Politiche agricole, Diego Santi – è da sempre impegnata ad affrontare i problemi legati alla convivenza uomo-animale selvatico. Se da una parte ha varato, ad esempio, i piani di contenimento degli ungulati su tutto il territorio provinciale ottenendo il risultato di un sostanziale calo dei danni dovuti a questi animali, dall'altra, adesso, ha approntato un progetto, unico nel suo genere, per cercare di dare risposte concrete alle problematiche scaturite dalla presenza del lupo, tornato da qualche tempo a vivere sull'Appennino».

Il progetto nasce dalla consapevolezza che l'allevamento di bestiame ha permesso all'uomo di concentrare un gran numero di animali su uno spazio ristretto, ma l'addomesticamento ha reso il bestiame da allevamento più vulnerabile agli attacchi dei predatori.

«La scomparsa – spiega Santi – per un lungo periodo di tempo del lupo dai nostri territori, ha fatto sì che siano andati persi i metodi di protezione tradizionale e le conoscenze sulle tecniche per la difesa attiva del bestiame. Il ritorno dei predatori, lupi soprattutto, rischia, però, di mettere a repentaglio la stessa presenza degli allevamenti nelle aree montane. Con questo progetto, quindi, si vuole contribuire a recuperare un equilibrio che possa far convivere la tradizionale attività di allevamento ovino con un ambiente dove la presenza dei predatori rappresenta il naturale completamento dell'ecosistema».

IL PROGETTO-PILOTA – Il progetto della Provincia si basa sulla realizzazione di due esperienze che coinvolgeranno alcune aziende che operano in tale ambito. Attraverso queste esperienze si potranno sviluppare da una parte delle azioni di recupero produttivo del pascolo in alta quota, compatibili con la protezione di un ambiente dall'equilibrio comunque estremamente fragile. Dall'altra parte vuole sviluppare e sperimentare sistemi di protezione integrata delle greggi, attraverso la necessaria cooperazione con gli allevatori dell'area, per abbinare la tradizionale guardiania con i cani, a sistemi maggiormente innovativi, quali, ad esempio, le recinzioni classiche, quelle elettrificate mobili, i dissuasori ottici e acustici.

«Il progetto – spiega Santi – prevede anche l'attività di monitoraggio genetico degli animali predatori e, in particolar modo, dei lupi, in modo da svelare la presenza di animali incrociati o cani inselvatichiti: in questi casi, infatti, la competenza è sotto la gestione di sindaci e Asl. In questo modo si intende rispondere in maniera concreta alle richieste degli allevatori, ma anche dei sindaci e dei cittadini che, di fronte a un fenomeno che non si era più presentato da decenni, si sentono intimoriti. Punto fondamentale, anche considerando la morfologia del territorio, sarà il coordinamento tra tutti i soggetti coinvolti in questo problema».

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