Simone, da Lucca a Gerusalemme per insegnare violoncello

Nicolò Giusti
24/01/2015
Attualità
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Si sente fin troppo spesso parlare di “fuga di cervelli” dall'Italia.
I giovani talenti, non riuscendo a realizzarsi nel proprio campo restando nel loro paese, provano la strada internazionale.
Siano essi dottori, ingegneri, artisti, architetti o musicisti, sono molti anche i lucchesi che hanno deciso di afferrare una opportunità arrivata da oltre i confini italiani. E a noi di LuccaCittà.net piace raccontare queste storie, quando le intercettiamo.

Oggi è la volta di Simone De Sena. Giovane, giovanissimo violoncellista di 24 anni, nato a Roma ma lucchese adottivo perché qui vive da sempre con la famiglia.

Simone è figlio d'arte: suo padre infatti, Donato De Sena, è un trombettista di fama nazionale che insegna all'Istituto della nostra città Luigi Boccherini e suona nelle piu rinomate orchestre d'Italia.


Cresciuto a “pane e musica” in una famiglia in cui proprio la musica è sempre stata la “seconda lingua parlata”, Simone ha dimostrato fin da piccolo un interesse fuori dal comune per questa arte. Una volta abbracciato il violoncello, è stato subito amore reciproco.

Ha iniziato a studiare presso l'Istituto L. Boccherini di Lucca. Ha poi proseguito a Roma con Gabriele Geminiani, primo violoncello dell'Orchestra dell'Accademia Nazionale di Santa Cecilia e che per Simone è tutt'ora un punto di riferimento artistico.
L'indole avventuriera ed eccentrica che lo contraddistingue, ha poi spinto Simone a diplomarsi presso il conservatorio di Cagliari.

Tante le tappe nella vita musicale del giovane artista, ed ognuna di esse è servita ad arricchire, contaminare e definire la sua conoscenza dello strumento.
Il talento innato, già tangibile durante la sua carriera di studi, è diventato poi palese una volta spiccato il volo. Sono iniziate le tournée prima in Cina e Korea, poi in tutto il mondo, le collaborazioni con l'Orchestra Giovanile Italiana, l'Orchestra Cherubini di Riccardo Muti, l'Orchestra La Verdi di Milano, la World Youth Orchestra e la Shangai Oriental Simphony.

Dallo scorso settembre 2014 Simone è professore di strumento presso un rinomato istituto: il Conservatorio Nazionale “Edward Said” di Gerusalemme.
Partito da Lucca, Simone è andato ad insegnare strumento in un paese che da poco ha iniziato ad aprirsi alla musica colta occidentale.

Abbiamo avuto modo di intercettare questo giovane talento e gli abbiamo strappato qualche domanda.

A soli 24 anni insegni violoncello, orchestra, musica d'insieme e da camera presso un conservatorio internazionale. Come è iniziata questa avventura in Palestina?
Ho sempre amato tentare, sperimentare, viaggiare e provare nuove strade. E anche i miei studi dislocati in tutta Italia lo dimostrano.
È così che mi sono imbattuto in un bando internazionale dedicato a professori di strumento per poter insegnare al Conservatorio Nazionale “Edward Said” che vanta cinque sedi e quasi un migliaio di studenti.
"Tentar non nuoce" mi sono detto: ho inoltrato la domanda e sono stato selezionato.
Attualmente insegno violoncello, orchestra, musica d'insieme e da camera. In tutto ho 22 allievi di età comprese tra i 7 ed i 20 anni.

Un paese molto diverso dal nostro, anche dal punto di vista musicale. Quali sono state le prime impressioni? Quali le difficoltà?
Qua si stanno aprendo da poco alla musica colta occidentale. Nel conservatorio, infatti, si insegna anche musica araba, che ha sonorità molto diverse da quelle che noi conosciamo. La difficoltà maggiore è abituare e modellare l'orecchio degli allievi ad ascoltare e capire la nostra musica, poiché da sempre hanno nelle orecchie solo melodie e sonorità arabe. Questo per quanto riguarda le difficoltà sul lavoro, se così si possono chiamare.
Una cosa che a primo impatto può turbare, ma poi ci si abitua, sono i checkpoint. Andrebbero visti per poterli capire appieno.
Io abito a Betlemme e lavoro a Gerusalemme quindi due volte al giorno devo attraversare uno di questi punti di controllo che sono una sorta di tornello dove poi ti esaminano dalla testa ai piedi e verificano i documenti ed il visto. Non è una vita facile, ma dopo un po' ci si fa l'abitudine.
Star così lontano da casa è un'altra difficoltà da affrontare. E infatti torno ogni tanto a Lucca per vedere la mia famiglia ed i miei amici.

Nonostante la giovane età hai già alle spalle una carriera che potrebbe fare invidia a molti. Hai altre passioni oltre alla musica?
Vivo di musica e la esploro a 360 gradi. È il mio massimo mezzo di espressione artistica e personale che mi ha letteralmente carpito e catturato ormai da una vita.
Ma non cadiamo in un luogo comune: io ho studiato ed insegno musica classica, ma ciò non significa che non ascolti la musica moderna, con una spiccata passione per Hip Hop e Rap.

Quali suono i tuoi progetti per il futuro?
La situazione in cui verte l'Italia è arcinota e a risentirne è anche la cultura stessa.
L'Italia all'estero fin troppo spesso è vista come il paese “pizza e mandolino”; si dovrebbe invece valorizzare ed esportare la nostra cultura musicale e operistica in tutto il mondo ed essere conosciuti solo per quello. Purtroppo però non è così. E chi, come me, vuol fare della musica il suo lavoro, si trova a fare i conti con uno stato che dimostra disinteresse verso questo settore. Il mio futuro, quindi, è sicuramente all'estero.
È difficile trovare spazio in Italia per i giovani musicisti. Ci tocca cercare il nostro futuro oltre i confini.


Di seguito, un video che immortala Simone De Sena mentre interpreta un particolare pezzo per violoncello solo di Giovanni Sollima presso il consolato italiano di Betlemme:




 

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