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Cosa non fare quando si coltiva cannabis in casa

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Per molti, si tratta di un hobby molto appassionante. Coltivare la cannabis in casa può rappresentare una pratica davvero rilassante, ma in ogni caso, da perfezionare col tempo e con la pazienza. Chiunque sa quanto snervante possa essere incappare nei primi errori all’inizio del poco percorso e, evitarli, potrebbe rappresentare un aiuto valido per evitare che un passatempo stimolante si trasformi in qualcosa di saltuario e snervante. 

Quando si coltiva cannabis in casa bisogna tener conto di diversi fattori di natura pratica, tenendo conto che la pianta riesca, comunque, a perdonare molti errori, essendo per sua natura molto forte e robusta. Oltre a comprare semi autofiorenti per le prime esperienze con la coltivazione, quindi, è bene essere pazienti e dediti alla cura, in modo da garantire alle piante una crescita ottimale. 

Come in ogni altra cosa, anche la coltivazione di cannabis in casa diventa più semplice con il passare del tempo e la maturazione dell’esperienza. Comunque sia, di seguito vi presentiamo alcuni degli errori da evitare assolutamente quando si muovono i primi passi nell’ambito, al fine di ottenere risultati migliori sin dalle primissime volte. 

Scegliere male il luogo di coltivazione 

Si sa che tra le mura domestiche lo spazio può risultare limitato. Ciò nonostante, la coltivazione indoor necessita un’attrezzatura adeguata come grow box, impianti di aerazione e ventilazione, terriccio e luci. Quando si decide, invece, di coltivare all’esterno, allora bisognerà trovare un luogo adeguatamente esposto ai raggi solari, ma abbastanza protetto dalle intemperie. 

Acquistare semi di scarsa qualità 

I semi sono il cardine delle nostre coltivazioni. Utilizzarne di vecchi o di scarsa qualità impedirà alla cannabis di raggiungere il proprio potenziale. Sarebbe opportuno optare per genetiche di qualità, al fine di poter sperimentare e commettere piccoli errori senza accusarne troppo le conseguenze. 

Utilizzare un terriccio vecchio 

Ancora una volta, ci troviamo di fronte ad un fattore importantissimo per decretare la qualità della coltivazione. I materiali organici sono diversi gli uni dagli altri e, sia nell’indoor che nell’outdoor, utilizzare un terriccio vecchio o di scarsa qualità potrebbe mettere a repentaglio l’intero raccolto, non permettendo alle piante di attingere alla quantità adeguata di nutrimento

Germinare forzatamente 

Si tratta della fase più delicata del processo di crescita della cannabis, essendo relativa ai primi stadi di sviluppo, in cui i germogli risultano molto vulnerabili. Generalmente, la loro nascita richiede solo dieci giorni, nei quali occorre monitorarli con molta attenzione e delicatezza. Spesso, però, si è troppo impazienti e si tenta in ogni modo di forzare il processo, rovinando il raccolto dal principio. 

Potare eccessivamente 

La potatura è la tecnica con la quale andiamo a conferire forma alle piante, ne stimoliamo le energie e gli permettiamo di crescere in salute. Rimuovere rami e piccole fronde superflue è, quindi, molto importante. Ciò nonostante, essere estremi potrebbe portare, ancora una volta, ad aspre conseguenze, rappresentando uno shock molto notevole per il raccolto. La potatura dovrà avvenire in maniera progressiva e particolarmente meticolosa. 

 

Uso eccessivo di prodotti fertilizzanti 

Eccedere in termini di fertilizzanti è sempre deleterio. Abusare con gli elementi nutritivi, infatti, causando una sovra concimazione, potrebbe causare una compromissione profonda della pianta, mentre una carenza ridurrà semplicemente la resa produttiva senza causare danni permanenti tipici dell’utilizzo eccessivo di fertilizzanti. Bisogna ricordare, inoltre, che la cannabis richieda degli accorgimenti nutrizionali non indifferente, con percentuali di fosforo, azoto e potassio da soddisfare con minuziosità. 

Irrigazione sbagliata

Un errore grave e, purtroppo, anche comune. Irrigare le piante in maniera eccessiva può portare a conseguenze molto gravi, mentre la cannabis manifesta attraverso il piegamento delle foglie la carenza di acqua, rendendo possibile la regolazione graduale del quantitativo di liquido somministrato. 

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