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Giorno della Memoria: scienza e totalitarismi

Seduta congiunta di Consiglio Provinciale e Comunale, dedicata al sacrificio del Professor Francesconi e al ricordo dello sterminio dei disabili

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Si è svolta questa mattina, nell’Auditorium del Polo Didattico dell’Azienda Usl 2 a Maggiano, la seduta congiunta del Consiglio Provinciale e del Consiglio Comunale dedicata al Giorno della Memoria, in particolare al ricordo della sterminio dei disabili, Action T4, e della figura del professore Guglielmo Lippi Francesconi, medico che si rifiutò di usare la psichiatria come strumento di sopraffazione e di violenza della dignità umana, un rifiuto che gli valse la vita.

I lavori di questa mattina sono stati aperti dal Presidente del Consiglio Provinciale Andrea Palestini, coadiuvato poi nel moderare la seduta dal Presidente del Consiglio Comunale Matteo Garzella. A seguire ha portato i propri saluti all’assemblea il Vice Prefetto Vicario Samuele De Lucia.

Sono intervenuti in seguito il Sindaco di Lucca Alessandro Tambellini e il Presidente della Provincia Stefano Baccelli. Prima del dibattito delle due assemblee consiliari hanno preso la parola il vice presidente dell’Istituto Storico della Residenza Armando Sestanti e Vania Nottoli, presidente Anffas, Micaela Lippi Francesconi, nipote di Guglielmo Lippi Francesconi.

L’iniziativa di questa mattina, che ha visto la presenza anche di studenti e studentesse dell’ITI Fermi e della scuola Custer De Nobili, è stata fortemente voluta dalla Provincia e dal Comune di Lucca e rappresenta uno dei momenti più significativi del calendario condiviso dedicato alle giornate della Memoria e del Ricordo.

Di seguito lìintervento del Sindaco Alessandro Tambellini:

Ringrazio tutte le autorità presenti e tutti coloro che hanno contribuito a realizzare questo momento di incontro che ritengo importante per la comunità. Credo che le celebrazioni, come quella di questa mattina, abbiano senso solo se sono in grado di far rivivere lo spirito che è alla base delle celebrazioni stesse, altrimenti questi appuntamenti restano limitati e sminuiti. Se oggi ricordiamo tutti coloro che sono stati in passato vittime di una scelta dell’azione umana che si è diretta su obiettivi che universalmente la coscienza umana più progredita ha considerato efferati e riprovevoli, ritengo che questo momento debba servire a riflettere sul presente per darci la forza, oggi, di resistere alle pressioni più cupe che attraversano la nostra società. Altrimenti, lo ripeto, la celebrazione resta fine a se stessa.

Penso, e ribadisco, che gli avvenimenti terribili che ricordiamo oggi devono esser per noi momento di riflessione sul presente, sulle emergenze che affrontiamo, anche in forza delle condizioni economiche complesse in cui viviamo. Ebbene, in questo contesto si può correre il grave rischio di essere portati a riproporre schemi che appartengono al passato, individuando un “noi” contrapposto a un “loro”. Se oggi ricordiamo figure importanti come Guglielmo Lippi Francesconi, che sono morti nei campi di concentramento e più in generale a causa del nazifascismo, dovremo renderci conto come tutto questo debba essere tradotto nella nostra vita attuale pensando, ad esempio, a tutti coloro che si accostano alle nostre terre per trovare rifugio. Non posso esimermi dal riferimento riguardo al dibattito delle ultime settimane riguardo all’idea progettuale riguardante i campi che ospitano soprattutto Sinti e Rom: non posso non rimarcare la forza e, perdonatemi, la violenza con cui il dibattito è stato condotto. E si trattava solo di un’ipotesi progettuale, niente di più. Mi viene naturale paragonare il passato al presente. T

utto quello che è avvenuto ieri – i morti, i giustiziati, i sacrifici umani – ha da dir niente su come nel presente ci poniamo di fronte ad alcune questioni? Vorrei sottolineare che tutte le volte che indichiamo con un nome collettivo, ad esempio immigrati, rom e sinti, parliamo di madri, di padri, di figli e di anziani. Parliamo di persone con sentimenti ed emozioni. E io credo, lo ribadisco, che i principi fondanti della nostra vita civile non possano essere derogati, mai. La lezione del passato deve essere portata al presente per non correre più il rischio di incorrere in derive oscure. Se la parte prevalente di una società vuole la pena di morte, la attuiamo? Chi ha responsabilità deve rifuggire i sentimenti oscuri ancorché si tratti di sentimenti manifestati dalla maggioranza di una popolazione. Chi governa, lo credo fermamente, ha l’obbligo morale e etico di perseguire le linee guida che l’umanità ha conquistato, anche a prezzo di grandissimi sacrifici come quelli che oggi ricordiamo. Lascio queste riflessioni perché come amministratore devo e voglio difendere l’eticità del patto sociale che ci unisce e sul quale ho giurato. In prima istanza l’uguaglianza di tutti in termini di diritti e doveri. Come amministratore ritengo di dover restar fedele a quei principi.

Infine, vorrei citare una riflessione che ho letto alcuni giorni fa: un popolo non è povero se manca di mezzi; una società è povera quando perde di vista i principi base che sono il fondamento della società stessa e della coesione. Io credo che il ricordo che celebriamo oggi, lo ripeto, abbia senso solo se in quei sacrifici del passato e in quella scia di sangue che ha segnato anche le nostre terre, trovi senso solo se apporta una riflessione sul presente.

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