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Bullismo e Cyberbullismo: la Provincia protagonista del progetto europeo 'Beatbullying'

Per due anni scolastici monitorati gli istituti superiori del territorio dagli esperti dell’università di Firenze

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Il territorio della provincia di Lucca è all'avanguardia per quanto riguarda la lotta contro i fenomeni di bullismo e cyberbullismo. Già da due anni, infatti, le scuole del territorio sono al centro di un monitoraggio da parte dell'Università di Firenze, in collaborazione con l’amministrazione provinciale, per cercare di arginare e prevenire tali comportamenti e, quest'anno, il progetto cresce, così come si amplia, qualitativamente parlando, il coinvolgimento delle scuole provinciali.
Il progetto europeo 'Beatbullying' sarà presentato a Lucca, martedì 25 marzo a Palazzo Ducale (sala Mario Tobino), dalle 9,30, nell'ambito di un convegno promosso dall'Università di Firenze, in collaborazione con la Provincia, sul tema 'Bullismo e Cyberbullismo: affrontare il problema con il progetto Beatbullying Europe', coordinato dalla professoressa Ersilia Menesini. L’appuntamento sarà aperto dai saluti istituzionali del presidente della Provincia di Lucca Stefano Baccelli e dell’assessore alle politiche giovanili Federica Maineri.

I DATI – Dalle rilevazioni effettuate non emerge un fenomeno troppo elevato, ma è comunque significativo vedere come il bullismo – subìto e attuato – sia comunque molto diffuso. Nel 2011/2012 sono state prese a campione 8 scuole secondarie di secondo grado su tutto il territorio provinciale di Lucca e di Firenze col monitoraggio che ha coinvolto 926 studenti, mentre nell'anno scolastico 2012/2013, gli studenti interessati dall'indagine sono stati 537, alunni di 6 scuole secondarie di secondo grado tutte della provincia di Lucca. Questo campione ha evidenziato che il 6,2 per cento nel primo anno e 5,6 per cento nel secondo anno di indagine è stato vittima di episodi di bullismo, mentre il 7,8 per cento e il 7,6 per cento ha agito da bullo.
Altro dato rilevante: i ragazzi riportano forme di conflittualità più lievi, accadute una o due volte in 2-3 mesi: i dati parlano per il 2011/2012 del 22,2 per cento delle vittime e del 25,8 per cento per il 2012/2013, mentre come 'bullo' la rilevazione registra, rispettivamente, il 22,5 per cento e il 29,9 per cento. Secondo gli studiosi, questi numeri fanno comprendere come nelle classi esista un'area di conflittualità che può avere fenomeni di escalation.

CYBERBULLISMO – Un fenomeno che si sta sempre più attestando come 'pericoloso' è quello del bullismo esercitato attraverso i social media. Da Facebook a Twitter, a Youtube i nuovi canali di comunicazione divengono facilmente una strada per vessare compagni di classe o 'nemici'. In questo tipo di bullismo 'virtuale', l'aggressività è – ovviamente – meno presente rispetto a quella 'faccia a faccia', anche se le percentuali di coinvolgimento non sono trascurabili. Le cyber-vittime coinvolte in episodi più frequenti di attacco (da 2-3 volte al mese a diverse volte la settimana) sono il 2,7 per cento nell'anno scolastico 2011/2012 e il 2,5 per cento in quello successivo, mentre i cyberbulli sono, rispettivamente, il 2,1 per cento e il 2 per cento.
Ci sono, poi, quelli che risultano essere cybervittima solo un 1 o 2 episodi nei primi mesi dell'anno scolastico (15 per cento nell'anno scolastico 2011/2012 e 15,1 per cento in quello successivo), mentre i cyberbulli più sporadici sono, rispettivamente, il 15,4 e il 16,9 per cento.
Considerando la natura del cyberbullismo, che raggiunge le vittime in ogni luogo e in ogni momento, nonché l'ampio target di spettatori che possono facilmente nascondersi dietro l'anonimato, il fenomeno è da tenere sotto controllo, anche per le possibili conseguenze che possono avere i singoli episodi.

IL PROGETTO – La violenza tra pari, la vittimizzazione, il bullismo e il cyberbullismo sono problemi seri e significativi, con cui i giovani si trovano a fare i conti: l'interesse dei ricercatori e delle istituzioni è quello di registrare il fenomeno, al fine di individuare percorsi di intervento, in grado di intercettare le cause e, quindi, ridurre sostanzialmente i fenomeno. Per questo, il team di ricercatori coordinato dalla professoressa Menesini dell'Università di Firenze, in collaborazione con la Provincia, da alcuni anni sta sperimentando e valutando l'efficacia di modelli di intervento, volti a far crescere nei ragazzi e nelle ragazze la consapevolezza sul problema, strategie per affrontarlo e modalità per aiutare e sostenere le vittime.
Il primo progetto sperimentato è stato ideato e perfezionato con le scuole di Lucca e si chiama 'Noncadiamointrappola': in questo anno si sta esplorando un modello simile, che deriva da una ricerca europea, 'Beatbullying Europe', che sarà presentato nel convegno in programma martedì 25 marzo a Palazzo Ducale. Si tratta di un modello – sviluppato in Inghilterra – basato sul 'peer-mentoring/peer-support', che ha molte affinità con quello originale lucchese, ma prevede una maggiore enfasi sul supporto e l'aiuto alle vittime, nonché un intervento che si esplica solo online.
Tra gli obiettivi, vi è il sostenere coloro che sono vittime di bullismo e cyberbullismo; educare i giovani a un uso sicuro e responsabile delle nuove tecnologie e sostenere la capacità delle scuole e della comunità nel gestire efficacemente le situazioni problematiche, riducendo l'incidenza della violenza tra pari e del bullismo. Saranno coinvolte complessivamente sei scuole di primo e secondo grado in tutta la regione e, di queste, 4 sono di Lucca. Saranno inoltre formati 250 mentori che inizieranno a lavorare on line, per mezzo dell'apposito portale, dopo il convegno in programma a Lucca.

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