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Ditta lucchese coinvolta in una maxi-evasione fiscale

La Redazione
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Un'evasione fiscale di oltre 11 milioni di euro, architettata nei minimi dettagli attraverso l'utilizzo di società fiduciarie e fittizie create in decine di Paesi diversi; un gioco di scatole cinesi che ha consentito a tre lucchesi di far sparire all'estero importanti capitali dal 2005 al 2010. Basti che pensare che in quegli anni, il titolare della ditta coinvolta nella vicenda dichiarava redditi per 40.000 euro a fronte dei 700.000 che realmente guadagnava.

A metter fine all'illecito è stata la Guardia di Finanza di Lucca che, nell‘ambito dell'attività di istituto volta alla prevenzione e repressione delle violazioni tributarie - con particolare riferimento al fenomeno dell’evasione fiscale a carattere internazionale - ha scoperto la maxi- evasione di imposte realizzata da due società residenti in Italia e nel Nord-Africa.

Oggetto dell’indagine sono stati i molteplici rapporti commerciali intrattenuti fra una società tunisina, facente capo ad un soggetto italiano iscritto all'AIRE e un'azienda manifatturiera di Lucca.

I primi sospetti sono nati dalla constatazione di un rilevante numero di prelievi di contante eseguiti dall'amministratore della società tunisina da un conto corrente aperto in Italia e a quest’ultima riconducibile, le cui provviste erano assicurate da un considerevole numero di bonifici eseguiti dalla ditta lucchese in pagamento di importazioni effettuate dal territorio africano.

Nel corso delle indagini sono state eseguite due rogatorie giudiziarie con le corrispondenti Autorità Giudiziarie del Portogallo e della Svizzera, dalle quali è emerso che i soci dell'azienda italiana, avvalendosi di società fiduciarie elvetiche, avevano costituito in questi paesi rilevanti disponibilità finanziarie derivate dai risparmi di imposta scaturiti dall'attività criminosa messa in atto anche attraverso la creazione nelle Seychelles, in Nuova Zelanda e negli USA di società a loro riconducibili, risultate poi essere emittenti di fatture ritenute oggettivamente false.

L'attività ispettiva ha portato alla constatazione nei confronti della ditta lucchese di una maggiore base imponibile ai fini delle imposte sui redditi per circa 6 milioni di euro, nonché di 240 mila euro di base imponibile IRAP.

I soci amministratori dell’azienda nazionale sono stati denunciati alla locale Procura della Repubblica per aver utilizzato fatture, relative a prestazioni di servizio in tutto e/o in parte inesistenti, emesse dalla società tunisina.

l rilievi formulati alla società italiana hanno avuto riflessi sulle posizioni fiscali personali dei soci, ai quali sono stati constatati redditi di capitali non dichiarati, derivanti dalla percezione di utili extra-contabili generati dalla società, nonché alla constatazione della violazione relativa alla omessa indicazione nella dichiarazione dei redditi di attività finanziarie detenute all’estero.

In particolare nei confronti di ciascun socio è stato constatato un maggior reddito di circa â‚¬ 1.500.000, oltreché l’omessa compilazione del quadro RW per € 850.000.

Di oltre 3,5 milioni di euro è invece il reddito sottratto a tassazione dal cittadino  italiano iscritto all’AlRE generato dall'attività illecita di emissione di fatture inesistenti, annotate dalla società lucchese.

Le Fiamme Gialle, da ultimo, su disposizione dell’Autorità giudiziaria procedente, hanno infine eseguito il sequestro preventivo, finalizzato alla confisca, di 50 immobili (terreni e fabbricati), riconducibili ai soci ed amministratori della società lucchese, per un valore complessivo di oltre € 2.500.000.

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