E’ di un 1 milione e 200mila euro in tre anni la cifra media sottratta ai consumi turistici nei 649 comuni italiani in cui dal 2012 è in vigore la tassa di soggiorno.
Anche Lucca non si è sottratta a questo statistica frutto di uno studio della Confesercenti.
Parte da qui l’associazione di categoria lucchese per rilanciare con forza una modifica dell’imposta, sia nella sua applicazione che nella sua destinazione.
"Un’imposta nata con lo scopo di assicurare agli enti locali le risorse per potenziare i servizi turistici, migliorare l’offerta culturale e i servizi pubblici - spiega Andrea Martinelli, responsabile Assoturismo di Confesercenti - ma che ha finito per essere interpretata quale uno dei tanti canali di finanziamento dei Comuni, trasformandosi da tassa pro turismo a tassa sui turisti. In questi anni di applicazione a Lucca abbiamo assistito solo al prelievo e non agli investimenti per cui era nata”.
La Confesercenti nel suo studio ha analizzato l’incidenza del costo della tassa di soggiorno in base a tre tipologie di clienti.
“Viaggio d’affari”: persona sola adulta, un pernottamento in albergo 4 stelle, alta stagione (130 euro a camera a notte oltre all’imposta di soggiorno).
“Fine settimana”: coppia di adulti, due pernottamenti in albergo 3 stelle, alta stagione, (90 euro a camera a notte oltre all’imposta di soggiorno).
“Vacanza in famiglia”: coppia con due figli minori (14 e 10 anni), sette pernottamenti in albergo 3 stelle, alta stagione (100 euro a camera a notte oltre all’imposta di soggiorno).
“Per il profilo vacanza in famiglia - spiega ancora Martinelli - l’incidenza dell’imposta di soggiorno sul costo del pernottamento può arrivare a superare il 10% in città come Firenze, scoraggiando così i soggiorni di nuclei familiari con figli.
A Lucca l’incidenza è dell’1,1% che si alza al 2,3% per i soggiorni di affari e al 3,2% per i fine settimana. Percentuali che in tempi di crisi come quelli che stiamo vivendo fanno la differenza, soprattutto se rapportate con le altre nazioni europee concorrenti che comunque applicano ugualmente la tassa di soggiorno”.
Da qui l’appello di Confesercenti di pensare ad una rimodulazione dell’imposta. Spiega la responsabile lucchese Valentina Cesaretti: "Così com’è, la tassa di soggiorno non distingue tra tipologie di turista essendo soggetti al prelievo anche i pendolari del fine settimana, penalizzando il turismo familiare. Sarebbe quindi opportuno abbandonare del tutto il calcolo su base personale: meglio passare ad un’imposta percentualizzata sul costo complessivo del pernottamento, per evitare penalizzazione di gruppi numerosi e famiglie”. Poi la questione dell’utilizzo della tassa. Conclude Cesaretti: “Continua a mancare chiarezza e soprattutto strategia per quanto riguarda la gestione di questi introiti. Dopo tre anni chiediamo quindi un nuovo tavolo con l’amministrazione comunale per ridiscutere l’imposta”.