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Comitato Lucca per una sanità migliore: "Pochi posti-letto al San Luca"

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Il Direttore Generale della ASL 2 ha affermato sulla stampa che la nostra ASL è perfettamente in linea con la legge nazionale “Spending Review” del 2012 con un indice di posti-letto complessivo di 3,7 per 1000 abitanti di cui lo 0,7 per mille destinati al post-acuto e riabilitazione.
A noi non piacciono le affermazioni generiche, ma siamo abituati a lavorare con i dati alla mano. Poiché la Piana di Lucca ha circa 170.000 abitanti, i posti complessivi dovrebbero essere 630, di cui 120 da destinare al post-acuto e riabilitazione.
Invece a noi risulta che i posti-letto complessivi nell’ospedale S. Luca sono 410, calcolati su un indice di 2,5 x 1000 abitanti; ma a distanza di 12 anni dalla progettazione del nuovo ospedale, questo numero è già sottostimato di - 31 posti letto per l'aumento demografico. Sul territorio il numero complessivo non è ancora definito.
Non sono letti ospedalieri quelli del cosiddetto Ospedale di Comunità di Marlia, che non ha assistenza medica continuativa 24/24 ore, e quelli delle case di cura private in convenzione (circa 60) vanno presi con beneficio di inventario perché presentano restrizioni per la tipologia della patologia acuta e per la patologia cronica sono a pagamento.
Il S. Luca non avrà, né i 48 posti per la fase post acuta (lungodegenza), né gli 8 letti per la riabilitazione intensiva ospedaliera definita come "Codice 56" previsti dalle linee guida programmatiche del 2002.
Se ne deduce che a Lucca mancano complessivamente almeno 140 posti-letto, di cui ben 120 per riabilitazione e post-acuto. Se al Direttore Generale D’Urso le cifre risultassero diverse, lo invitiamo formalmente a dire dove sono i posti mancanti. E se finora questi posti letto non sono stati previsti, diciamolo chiaramente al cittadino, oppure, dovendo lasciare il Campo di Marte, collochiamoli lì, dal momento che ve ne sono già attivi 200 in edifici di recente costruzione.

Il Direttore ha anche affermato che il Project Financing non rappresenta una fonte di guadagno per il privato costruttore. Poiché non abbiamo avuto accesso al contratto stipulato fra ASL e costruttore sulla gestione dei servizi per 19 anni, chiediamo altrettanto formalmente, in nome della legge sulla trasparenza degli atti pubblici, che le cifre del contratto vengano rese pubbliche, in modo da poter verificare quanto il costruttore ricava dalla gestione dei servizi, una volta tolte le spese vive e aggiunti i ricavi derivanti dal subappalto degli stessi.
Sappiamo però certamente che il costruttore dalla gestione dei servizi intende recuperare non solo il capitale “scontato” sul prezzo, ma anche l’interesse del mutuo che ha contratto con un consorzio di banche a nome e per conto della ASL, oltre al profitto di “rischio di impresa”. Non ci sembra quindi verosimile l’affermazione del Direttore D’Urso che se la ASL avesse contratto il mutuo direttamente con la Cassa Depositi e Prestiti avrebbe dovuto pagare di più.

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