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A Lucca il Nobel Pérez Esquivel e il fondatore di Slow Food Carlo Petrini

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L’argentino Adolfo Pérez Esquivel, premio Nobel per la pace, e il piemontese Carlo Petrini, fondatore di Slow Food e di Terra Madre, si incontreranno per la prima volta a Lucca mercoledì 14 maggio. L’iniziativa, promossa dal Fondo Documentazione Arturo Paoli – Fondazione Banca del Monte di Lucca, porta in città due personalità di fama mondiale che hanno in comune l’impegno per la difesa dei diritti umani, per la salvaguardia della terra e dell’ambiente, per il diritto al cibo e la lotta allo spreco. Il tema dell’incontro, che si terrà alle 18 nella chiesa de’ Servi, è riassunto nel titolo: “Non c’è pace sulla terra”. I due testimoni lo affronteranno, con un moderatore d’eccezione – il giornalista e scrittore Gianni Minà, uno dei più autorevoli conoscitori del mondo latinoamericano in Italia – dalle rispettive prospettive.

Pérez Esquivel è stato insignito del premio Nobel per la pace nel 1980 per l’impegno nella difesa dei diritti del suo popolo durante la sanguinosa dittatura militare argentina che per oltre un decennio ha violato i più elementari diritti di migliaia di cittadini inermi con una sistematica e cruenta operazione di repressione sociale e politica che ha portato alla morte e alla scomparsa di oltre 30mila vittime. Anche Pérez Esquivel subì l’arresto, la detenzione, la tortura, la condanna a morte, e fu salvato dalla grande mobilitazione internazionale che si alzò a sua difesa quando già era stata decretata la sua fine. Da allora dedica tutto il suo impegno per portare questi temi all’attenzione del mondo, e in particolare dei giovani, attraverso il movimento Serpaj (Servicio paz y justicia) da lui fondato.

Carlo Petrini, ideatore e fondatore del movimento Slow Food e di Terra Madre, editorialista de la Repubblica, è stato definito dal quotidiano inglese Guardian una delle 50 persone che potrebbero salvare il pianeta (2008) ed è stato candidato al premio Nobel per la pace. Predicatore laico di grande forza carismatica, non si limita a denunciare la politica economica mondiale che condanna un miliardo di persone alla malnutrizione e alla morte a fronte dello spreco del 50% del cibo prodotto, che finisce nella spazzatura. Il suo impegno, profuso nelle periferie agricole e indigene del mondo intero, ha creato una rete di collaborazione e di sinergie virtuose che permette di valorizzare tradizioni, territorio, culture locali in un’ottica di globalizzazione delle differenze e delle economie.

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