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Porcari. Stuprata da un giovane lucchese conosciuto in discoteca

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Si era recata in un noto locale di Porcari per trascorrere una serata con le amiche la 22enne lucchese rimasta vittima di una violenza sessuale.

Il fatto risale ad ottobre 2013 ma solo in questi giorni, dopo una lunga e complessa indagine, i carabinieri di Borgo Giannotti coordinati dal Maresciallo Zingale hanno finalmente individuato il vile autore del crimine, V.M., lucchese, classe 1988, a cui è stato recapitato oggi l'avviso di garanzia, notifica della conclusione delle indagini preliminari. L'esame del DNA ha confermato la sua colpevolezza.

La triste vicenda ha avuto inizio in una sera di metà ottobre, quando la ragazza che chiameremo Barbara (nome di fantasia) si è recata con alcune coetanee in un disco-pub della piana. Qui ha conosciuto un ragazzo, poco più grande di lei, con cui ha scambiato due chiacchiere.

Il giovane dopo averle strappato un bacio le ha proposto di continuare la conversazione, scambiandosi qualche dolce effusione, in un luogo più appartato, così sono usciti dal locale. La serata però era fredda e piovosa e i due giovani si sono così riparati nell'automobile di lui.

Ma il parcheggio è molto illuminato, troppo per potersi dare qualche bacio, così il ragazzo accende il motore e guida la sua auto tra le mulattiere della zona. Barbara, quando si rende conto di aver perso il senso dell'orientamento e di essersi allontanata senza nemmeno avvisare le amiche - alle quali aveva solo detto di uscire dal locale - inizia ad avere paura, ma ormai è troppo tardi.

Prova a chiamarle, ma il ragazzo ferma velocemente l'auto in una stradina di campagna isolata da tutto e tutti e, prima le da uno schiaffo, poi un violento pugno sullo zigomo minacciando di ucciderla qualora avvisi qualcuno di quello che sta accadendo. Ma la telefonata è inoltrata e le amiche di lei, dall'altro lato della cornetta, si trasformano in involontarie testimoni di uno stupro. Sentono infatti “in diretta” le minacce del giovane e le grida e il pianto della loro amica.

Consumata la violenza il giovane riporta Barbara nel parcheggio del locale intimandole nuovamente il silenzio sulla vicenda e scappa a bordo della sua auto.

La ragazza, ancora sotto shock, viene raggiunta dalle amiche e “scortata”  al pronto soccorso dove i medici responsabili del Codice Rosa la ricevono ed assistono, effettuando tutti gli esami del caso, ed allertando il 112.

Barbara ha delle evidenti contusioni sul volto e l'esame ginecologico conferma la violenza subita.

Alle forze dell'ordine la giovane saprà fornire una descrizione dettagliata dell'automobile del suo carnefice ed una più approssimativa della sua fisionomia, in evidente stato confusionale non ricorda né la targa del mezzo né il nome del ragazzo.

I Carabinieri aprono subito un'indagine, partendo dagli indizi forniti, ma alla motorizzazione di Lucca risultano registrate oltre 5.000 auto di quella stessa marca e modello.

Acquisiscono così, nei diversi comuni della provincia, le fotografie delle 5.000 carte di identità appartenenti agli intestatari delle diverse  vetture e scandagliano sul territorio militari in borghese al fine di reperire immagini più recenti di coloro che corrispondono almeno parzialmente alla descrizione fornita dalla vittima.

Monitorano anche a distanza il locale dove i due giovani si erano conosciuti ma V.M. non si farà più vedere.
Il cerchio si è comunque ristretto a circa 500 indiziati, le cui foto vengono mostrate sia a Barbara che alle amiche presenti quella sera.

Per lei è una prova difficile da affrontare, che le fa rivivere quegli attimi di paura e dolore, ma si fa forza ed osserva gli scatti ad uno ad uno finché tra quei 500 volti finalmente lo trova. Il suo aggressore ha ora un nome e un cognome.

I militari riescono di nascosto a recuperare il DNA del giovane e lo confrontano con quello acquisito dal tampone vaginale la notte dello stupro. Coincidono, ecco la prova schiacciante della sua colpevolezza.

Proprio stamani il 26enne è stato messo a conoscenza della conclusione delle indagini preliminari;  per il reato commesso rischia adesso una condanna che va da un minimo di 5 ad un massimo di 10 anni di detenzione.

(in foto la Dottoressa Michela Maielli, il Capitano Lorenzo Angioni e il Maresciallo Carlo Zingale)

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