La Polizia di Stato, che nella tarda serata del 17 settembre riuscì a catturare, dopo un inseguimento nella zona del Luna Park, il 21enne pregiudicato Issam El Arfaoui, che la notte precedente aveva seminato il terrore in centro storico, rapinando la giovane figlia di un noto avvocato penalista, ha continuato gli accertamenti sul giovane malvivente, per verificare se altri episodi delittuosi fossero a lui attribuibili.
Così, attraverso un accurato screening degli eventi occorsi quella notte, non c’ è voluto molto alla Squadra Mobile per riscontare il suo coinvolgimento anche in altri due fatti, avvenuti sempre in centro storico.
Il primo episodio è occorso in piazza del Collegio, dietro il coro di S. Frediano, nella serata del 16 settembre: un cingalese residente a S. Anna si avvia verso la sortita delle mura che porta in viale Carlo Del Prete, quando viene affrontato da un giovane marocchino che gli chiede insistentemente e con fare minaccioso se avesse soldi. Al diniego dello srilankese il marocchino lo prende per il collo, gli strappa la maglietta e si impossessa della zaino e della bici, scappando verso via Tinivella.
La vittima seppure frastornata dall’improvvisa violenza ferma una pattuglia della Polizia municipale, cui racconta l’ episodio; i vigili si mettono alla ricerca dell’autore, che riesce a scappare a piedi abbandonando sia lo zaino che la bici.
Il secondo episodio invece avviene in via dei Borghi, non molto distante dal luogo della rapina in danno della giovane per cui è strato arrestato, alle 04.20, quindi circa 3 ore dopo la rapina in questione.
Il marocchino forza la porta di un garage di via dei Borghi per rubare uno scooter, ma desiste perché non riesce ad avviarlo. Si concentra allora su una bici, legata in una resede privata; scavalca il cancello e la ruba, allontanandosi indisturbato.
Dopo la rapina alla giovane aveva già rubato un’altra bici, poi recuperata dai poliziotti ad un altro marocchino in viale Castracani il giorno successivo. Preziosi sono stati sia i filmati di una telecamera che le testimonianze di due cittadini; lo srilankese, in sede di denuncia, aveva riferito di aver recuperato lo zaino rapinatogli, che però era privo delle scarpe, nuove e di un modello sportivo particolare ed appariscente.
Gli investigatori della Squadra Mobile si sono ricordati che El Arfaoui calzava quel modello di scarpe, e quindi dopo aver informato il PM titolare del fascicolo di indagine sono andati in carcere per sequestrarle al rapinatore, così da trovare un ulteriore riscontro probatorio alla ipotesi accusatoria e restituire le scarpe al legittimo proprietario.
Il marocchino non ha gradito lo zelo investigativo dei poliziotti, e quando li ha visti presentarsi alla sua cella per sequestrargli le scarpe li ha minacciati ripetutamente di morte, tentando di colpirli con un tavolino.
Ha così aggiunto ai vari reati a lui attribuiti anche quello di minaccia agli impassibili poliziotti che, per chiudere il cerchio, lo hanno segnalato sia alla Corte di Appello di Firenze che al Tribunale di Lucca, che per altrettanti reati per cui era in corso il giudizio era stato sottoposto alla misura cautelare dell’obbligo di dimora a Capannori ed a quella del divieto di avvicinamento a Lucca che, nel corso delle sue scorrerie aveva ripetutamente violato e per cui rischia un aggravio di misura, fino alla custodia cautelare in carcere (cui attualmente è sottoposto per la prima rapina a lui attribuita).
Saranno infine, all’atto della sua scarcerazione, avviate anche le pratiche per l'espulsione definitiva dal territorio sanzionale.