La Polizia di Stato, al culmine di una intricata vicenda familiare, ha denunciato un cittadino marocchino 31enne, residente in un piccolo paese della bassa Reggiana, per una brutta storia di maltrattamenti familiari.
L’uomo, da tempo in Italia assieme ai genitori, lavorava come operaio in una ditta metalmeccanica e con il passare del tempo ha ricongiunto tutto il suo nucleo familiare, composto dagli anziani genitori e dalla famiglia del fratello.
Quattro anni fa ha poi sposato una 25enne originaria dello stesso villaggio sulla catena dell’Atlante in Marocco, portandola da subito in Italia e dalla quale ha avuto una bambina.
I primi tempi il 31enne si era adattato a vivere con la giovane sposa in un garage, ma alla nascita della bimba era stato costretto ad andare a abitare in condominio con i suoi familiari, in una porzione della cascina occupata dall’intero nucleo, senza riscaldamento e addirittura con notevoli infiltrazioni d’ acqua.
La giovane aveva accettato senza problemi la nuova sistemazione, anche se inadeguata specie per la piccola; ma da subito aveva constatato il mutamento improvviso nel comportamento del marito, tanto premuroso con lei in precedenza quanto despota e manesco da quando lui si era avvicinato ai suoi familiari.
Pretendeva infatti che la giovane facesse la serva a tutti, stirando pulendo facendo il pane senza poter uscire autonomamente.
Anche i mezzi di sostentamento minimi le venivano negati, tanto che in alcune giornate, quando il marito da solo si recava in Marocco lasciandola con la piccola anche per 3 settimane, senza soldi, la donna si nutriva con qualche prodotto dell’orto.
Addirittura alcuni giorni, pur di non far mancare alla figlia il necessario, lei si nutriva unicamente di the.
Tornato dall'ultimo viaggio dal Marocco, l'uomo ha picchiato la moglie per l’ennesima volta, poi le ha detto di volerla lasciare, perché aveva trovato un'altra. Pur di liberarsene è arrivato a tentare di sottrarle i suoi documenti per avviare le pratiche della separazione direttamente in Marocco.
La donna, però, li aveva nascosti in precedenza, sostenendo col marito di averli persi e consegnandogli solo delle fotocopie.
L’uomo in preda all’ira l’ha allora trascinata per casa strattonandola per i capelli, e solo l’intervento della cognata e di suo marito, attirati dalle urla della malcapitata, le hanno evitato conseguenze ben peggiori.
La donna è arrivata a pensare di scappare, ma senza soldi, con scarsa conoscenza della lingua e senza conoscere nessuno, ogni tentativo le era subito parso destinato al fallimento.
Fino a che, dopo le ennesime botte ed umiliazioni, approfittando del fatto che il marito era andato qualche giorno via di casa è riuscita ad eludere la sorveglianza dei suoceri e scappare in strada.
Dopo alcune peripezie è riuscita a raggiungere la stazione ferroviaria, dove ha raccontato il suo dramma a due marocchini, che le si erano avvicinati vedendola sola, piangere con la bambina piccola.
Uno di loro le ha però confessato abitare a Lucca e, temendo per l'incolumità della donna e della figlia, decide di farle salire sull’auto dando loro anche qualcosa da mangiare durante il tragitto.
Giunti a Lucca, il marocchino ha accompagnato la vittima in Questura, dove la vicenda è stata presa in carico dalle poliziotte della Squadra Mobile che, dopo averla rassicurata di essere oramai in salvo, l'hanno accompagnata prima al Pronto soccorso (dove le hanno diagnosticato diverse ecchimosi al tronco ed agli arti, anche pregresse, conseguenza delle botte subite dal marito) e poi in una struttura protetta, specializzata nella tutela di donne maltrattate.
Dopo la ricezione della denuncia, la Squadra Mobile ha effettuato ulteriori approfondimenti investigativi sulla triste vicenda, al termine dei quali ha denunciato il 31enne per maltrattamenti in famiglia, lesioni personali e violenza privata.