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Il gioco d’azzardo; la dipendenza del XXI Secolo!

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Giocare, perdere, ritentare; queste sono tre delle più importanti azioni che un giocatore compulsivo compie, nell’arco della propria giornata “ideale”.

Ma come incide, nella salute del soggetto, tutto questo? E soprattutto da che cosa nasce?

Più che di un problema psicologico, in tale frangente, siamo difronte ad una catastrofe sociale.
Uno “tsunami” imponente, generato dalla collettività. Sì perché il gioco d’azzardo, in particolari contingenze, è fortemente liberalizzato e si dimostra “colpevole” di contribuire al rifinanziamento pubblico delle casse dello stato.

Anche per siffatto motivo è debolmente “contrastato”, e nella maggior parte delle volte è favorito e sostenuto tramite la concessione, sempre più facile, di licenze e autorizzazioni. Nel corso degli ultimi anni, le scommesse e l’acquisto dei “gratta e vinci” sono aumentati in maniera esponenziale. Una delle spiegazioni di questo fenomeno sta nell’acutizzarsi della crisi economica.

Sì, perché maggiore è la povertà e più grande è l’incremento della spesa pro-capite nei videopoker e nell’online bet.
Sembrerebbe una contraddizione, ma non è così.

Nei momenti di difficoltà, di fatto, la speranza di una vincita, di un cambiamento positivo, è sempre dietro l’angolo. Ed è per questo che centinaia se non migliaia di persone giocano ogni giorno (con le lotterie di stato, o quant’altro). La vera novità degli anni 2000, però, è rappresentata dall’immediatezza delle “giocate”, effettuate grazie alle nuove tecnologie telematiche e digitali (come internet, smartphone o tablet).

Grazie ad un tocco di schermo, o ad un click, è facile farsi prendere dalla frenesia e spendere fior fior di quattrini. Molte persone, in tali frangenti, si ammalano di questa “dipendenza” che non è fisiologica ma è psichica. Ciò che è importante è non cadere nella “trappola infernale del vizio”, ed essere consapevoli di ciò che è giusto fare.

Quando un soggetto è esposto a tale problematica è necessario che si rivolga al proprio medico di base, che poi lo indirizzerà da uno specialista comportamentale. Altro aspetto importante è caratterizzato dalla vergogna, che spesso si prova in tali situazioni. Non c’è niente di male nell’affrontare i propri problemi, cercando una soluzione seria e duratura. L’importante è essere consapevoli che ogni dipendenza, di qualsivoglia genere, porta all’autodistruzione personale e identitaria.

Ognuno di noi, di fatto, è inserito in un contesto sociale e culturale. L’aiuto reciproco fa parte della nostra vita e le relazionalità, il più delle volte, generano “guarigioni” e soluzioni alla maggior parte delle difficoltà.

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