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Lavoro Flessibile… Una vita di Precariato?

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È dal sorgere degli anni novanta che la flessibilità lavorativa è considerata, dal punto di vista economico, la panacea di tutti i mali. La “rigidità” dei contratti occupazionali e il costo delle protezioni dell’impiego sono concepite come il limite da superare (e in maniera più sommaria, l’ostacolo da abbattere).

Nel nostro paese, le politiche del lavoro sono andate sempre più nella direzione della progressiva liberalizzazione delle forme contrattuali diverse da quella tipica e ci siamo proiettati verso una clamorosa diffusione del lavoro a tempo determinato. Tale fenomeno ha rappresentato il mezzo attraverso il quale si è cercato di raggiungere la piena flessibilità. Tra il '96 e il '08 il lavoro dipendente è passato in Italia da 14,3 a 17,4 milioni di impiegati; tra questi, gli occupati con contratti a termine sono aumentati da 1,5 a 2,4 milioni (+60%) [dati ISTAT].
La prevalenza delle fattispecie contrattuali introdotte, di fatto, prevede una durata prestabilita in anticipo del rapporto bilaterale tra lavoratore e impresa. Dal punto di vista sostanziale ciò equivale ad un crollo dei costi di licenziamento e, di conseguenza, ad una maggiore facilità nel bilanciare la manodopera al mercato dei beni. Quanto appena detto comporta, poi, un maggior ricambio dei lavoratori sul posto di lavoro.

La graduale flessibilità, in teoria, renderebbe più semplice la ricerca del primo impiego, riducendo tuttavia la durata dell’occupazione. Il lavoro part-time favorisce indubbiamente le donne che, in questo modo, riescono a conciliare lavoro retribuito e familiare. Ciononostante, le conseguenze dell’espansione dei contratti atipici sono tutt’altro che positive. Il rischio principale è che la forza lavoro si divida in due frangenti. un primo gruppo, più protetto (e occupato in modo continuativo) e un secondo, più sfortunato, impiegato in modo saltuario (per fronteggiare i picchi di produzione). Ad aggravare il tutto, inoltre, c’è anche il gravoso fenomeno della disoccupazione.
Dal 2008 in poi, si ha avuto un’impennata dei tassi di mancato impiego, con un relativo impoverimento della popolazione. Non è semplice capire quando la crisi economica finirà, ma è certo che tutto ciò sia fortemente deleterio (dal punto di vista economico e sociale).
Ogni persona desidera, un giorno, mettere su famiglia, avere una casa, una macchina e una stabilità reale, ma in un futuro remoto tutto questo sarà possibile? Forse Si, Forse No.

Occorre aspettare e sperare che l’avvenire ci riservi delle buone sorprese.

 

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