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Dal fumo, esiste una via d’uscita? Sicuramente…. Sì!

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In qualsiasi città, tutti i giorni, centinaia se non migliaia di uomini e donne fumano (provocando un danno alla propria persona e agli altri). E’ un dato di fatto, cristallino come l’acqua e semplice come una canzone.

Si dimostra, il più delle volte, un vizio, una consuetudine, spesso tramandata di padre in figlio, o semplicemente appresa da amici o parenti.

E’ un bisogno vero e proprio, “psicologico” e allo stesso tempo “fisico”, derivante dall’assunzione costante di “nicotina”, quasi sempre cancerogena e deleteria. Ma da dove nasce tutto questo? Certamente dalle relazionalità sociali e culturali derivanti dalle continue interazioni tra i singoli soggetti. La “sigaretta”, in alcuni ambienti, è vista come un “mezzo” di socializzazione, o quanto meno un’opportunità “comunicativa”. Quanto delineato accade, perlopiù, tra i giovani (che sono quasi sempre invogliati a farne uso) in una classe d’età compresa trai 13 e i 19 anni.

Non è facile per loro dire di “no”, specialmente se si insinua il timore di essere etichettati come “pavidi” o “senza coraggio”. La paura del fenomeno “stigmatizzante” è presente in ogni società, e in qualsivoglia “strato sociale”. E’ importante, quindi, esercitare una propria “soggettività” cercando di non farsi influenzare dagli altri, e dai “dispacci” subdoli che ogni società ci invia.

Da questo punto di vista, l’assetto istituzionale, ha fatto qualcosa. Significativi sono i messaggi quasi “intimidatori”, presenti su ogni confezione o pacchetto di sigarette. Quanto scritto, però, si dimostra efficace o si rivela controproducente? Questi “avvisi”, di fatto, producono un senso di “timore” non appena letti ma con il passare del tempo, paradossalmente, risultano ininfluenti sull’acquisto o meno del prodotto. Quest’ultima considerazione è comprovata da innumerevoli studi, intrapresi da istituti nazionali ed esteri.

Da evidenziare come a livello Europeo, e non solo, entro il 2016 entrerà in vigore una nuova direttiva, che proietterà sui pacchetti di sigarette altri “deterrenti” più incisivi, quali foto di “tumori” o quant’altro. L’immagine visiva è sicuramente più incisiva, nonostante tutto, e secondo i “tecnocrati” e gli “psicologi”, dovrebbe aver un maggior effetto dissuasivo.

Tutto questo, naturalmente, (dati alla mano) per via teorica. Una strategia più convincente, a mio modo di vedere, dovrebbe focalizzarsi su di un lavoro “mentale”, che elimini il problema alla “radice”, annientando le cause. Non è mai semplice rimuovere un vizio, specialmente se si perpetua per tanto tempo, ma il più delle volte è necessario farlo, per noi stessi e per il bene degli altri.

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