La variabile monetaria, durante l’arco di tutta la nostra esistenza, è sicuramente un elemento indispensabile (per la sopravvivenza e lo sviluppo del nostro essere). Importante, però, è costatare quanto essa, in realtà, si solo una delle infinite costanti che ci permettono di definire “dignitosa” e ricca di ”benessere” una vita. Quante volte sentiamo esclamare “i soldi non fanno la felicità!”, frase alquanto scontata, spesso declamata da chi i soldi li ha davvero.
Questo assunto ha sì un fondo di verità ma va saputo comprendere, al di fuori di ogni inutile banalità. Il benessere, di per sé, non ha un origine prettamente economica. Si può essere felici con poco, ed avere una relazionalità adeguata al proprio contesto. La questione fondamentale, però, è legata alla soddisfazione di quei bisogni “primari” che, fondamentalmente, necessitano di un minimo di risorse “valutarie” per essere compiaciuti.
Sto parlando del diritto ad avere un tetto “sopra la testa”, come si sente spesso ribadire dagli anziani di un passato recente, e di 2 pasti caldi al giorno. Beni preziosi, che sembrano scontati, ma non lo sono (qui in Italia, e in altre parti del mondo). E’ in tali frangenti, di fatto, che è necessaria più “comunità” e meno “società”. Una riscoperta dell’aiuto reciproco, e della “prossimità” sociale. Se improvvisamente un nostro vicino di casa ha bisogno di qualcosa, o semplicemente è in difficoltà, dobbiamo aiutarlo senza esigere niente in cambio.
Non è assolutamente semplice attuare quanto detto, ma è necessario. E’ essenziale perché in un mondo di “individualità”, la somma di ognuno di noi fa la differenza. Aiutare il prossimo come fosse un “familiare”, è parte essenziale del “buon vivere”, e contribuisce alla crescita “morale” e “materiale” di ogni società. Ma siamo davvero sicuri, che i giusti indicatori di “benessere”, siano Il PIL (prodotto interno lordo), o Lo Spread? A mio modo di vedere, il vero benessere (che risiede dentro di noi) è dato dall’affetto offerto e ricevuto, che aiuta ad andare avanti e vivere la propria esistenza. Il coraggio, che ogni famiglia quotidianamente esercita, consiste nel dare “amore” ai propri figli, al di là di ogni “possesso” economico o materiale.
L’importante, in qualsivoglia circostanza, è generare asimmetricamente un aiuto reciproco, che non si basi su uno scambio economico, ma che abbia la sua vera radice nella stima e nella “benevolenza” collimata. E’ inutile ribadire come un mondo con “siffatte” caratteristiche sia altamente utopico, ma non per questo impossibile da costruire.