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Rapina alla Idrocentro, ma è solo una farsa del gestore

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C'era qualcosa che non quadrava nella dinamica della rapina avvenuta sabato mattina alla Idrocentro di San Filippo, e i Carabinieri di San Concordio, intervenuti sul posto insieme al Nucleo Operativo e Radiomobile, se ne erano subito accorti.

In primis, a destare i sospetti dei militari era l'importo del furto dichiarato dal gestore del negozio: 32.000 euro in contanti ed 8.000 euro in assegni. Un quantità di denaro sproporzionata se paragonata al volume di affari complessivo dell'attività, come confermato anche dalla sede centrale del franchising.

In secondo luogo alcuni dettagli evidenziati dalle registrazioni dell'impianto di videosorveglianza risultavano poco convincenti.

Nelle immagini infatti si vede chiaramente il gestore consegnare al rapinatore una busta già “bell'e pronta” e contenente, a suo dire, l'ingente quantitativo di denaro sottrattogli. Fatto un po' insolito che una somma del genere fosse già predisposta in una unica busta all'interno della cassa.

In ultimo, sempre le immagini delle telecamere, visionate con cura dai militari, mostravano il rapinatore uscire dal negozio in tutta fretta per poi rallentare in prossimità dell'autovettura, probabilmente convinto di essere ormai fuori dal campo visivo della videosorveglianza.

Così, nel pomeriggio di sabato, i Carabinieri hanno convocato in caserma l'esercente, C.M., livornese residente a Lucca, classe 1969, che, dopo alcune ore di interrogatorio è finalmente crollato ed ha confessato la verità dei fatti.

La rapina era solo una farsa da lui architettata con l'intento di giustificare alla holding gli ammanchi di cassa da lui stesso procurati negli ultimi mesi.

Non sapendo più come fare a nasconderli ai propri superiori ha preparato una busta contenente solo dei ritagli di giornale e, dopo essersi messo d'accordo con un complice, G.C., napoletano del '72, disoccupato, residente a Pistoia, al quale ha lui stesso consegnato il taglierino servito poi per simulare la minaccia, ha inscenato la finta rapina.

I due, dopo questo maldestro tentativo di truffare l'azienda, dovranno adesso difendersi di fronte al giudice dalle accuse di simulazione di reato, procurato allarme e, nel caso del “rapinatore”, di porto d'armi in luogo pubblico.

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