Ormai ci siamo. Questione di giorni e il trasferimento da Campo di Marte al San Luca sarà ufficialmente completato. Anche se immaginiamo che per parlare di operazione davvero conclusa ce ne vorrà.
Noi, da semplici cittadini, non possiamo che attendere fiduciosi la prova dei fatti. Un investimento così poderoso di mezzi ed energie non dovrebbe deluderci.
Ma qualche domanda ce la poniamo comunque fin d’ora.
Perché ci è stato spiegato, e lo abbiamo ben capito, che il S. Luca non è l’ospedale come lo conosciamo per tradizione. È un ospedale ad alta intensità di cura. Un ospedale che affronta la fase acuta del male, uperata la quale (pochi giorni) il paziente viene indirizzato ad altra struttura ospedaliera per quel che si definisce il post acuto e per la riabilitazione.
In sostanza quel che era finora un ricovero “unico” viene suddiviso in due fasi: la prima altamente specialistica e la successiva più "di routine", "tranquilla" o se vogliamo "tradizionale.
Comunque, si tratterà del seguito del medesimo ricovero altro ospedale, ma sempre ospedale.
E qui compaiono i nostri dubbi.
Noi immaginiamo che siano previste strutture attigue (ce ne sarebbero di già pronte a Campo di Marte, ma non pare siano nei piani), che non facciano troppo rimpiangere l’ospedale che fu.
E ci assicurano che così è, che i posti letto dedicati sono percentualmente quelli previsti dalla vigente legislazione.
Ma, e chiediamo solo di essere efficacemente smentiti, abbiamo sentito che nei rassicuranti dati ufficiali sarebbero compresi in qualche caso anche posti letto in strutture del territorio dove non è prevista la presenza continuativa di medici e in cliniche private convenzionate solo per alcune tipologie di assistenza, mentre per altre la degenza diviene a pagamento.
Se è così i conti “tornano” sì e no.
Ormai è inutile rimpiangere quella “unità di luogo” che è stata cancellata.
E vogliamo credere che il programma per il post acuto e la riabilitazione sia già stato accuratamente predisposto e valutato.
Che le incertezze siano soltanto nostre, perché non siamo informati. Ma allora la domanda è: perché i cittadini non sono ancora informati?
Perché da mesi si programmano visite al nuovo ospedale per illustrarne le meraviglie e non si dice qualcosa di preciso sul resto del percorso riservato ai cittadini pazienti? Sappiamo tutti che c’è molto altro che si muove intorno al ricovero di un “malato”: familiari, trasporti, orari, parcheggi etc...
Tutti “costi”, forse disagi, allo stato non quantificabili. E questa situazione di incertezza si verifica mentre più che mai in questo momento la gente avrebbe bisogno di essere rassicurata, accompagnata e sostenuta in un quotidiano sempre più difficile.
Poter contare su un servizio di Sanità Pubblica efficace e solidale sarebbe moltissimo.